Oggi in Commissione al Parlamento la legge sul "fine vita", secondo Demos auspicata da 8 su 10 triveneti

Si apre una settimana decisiva sul fine vita, con un duro scontro in Parlamento. Mercoledì, nelle Commissioni riunite, sarà infatti discussa la legge, sulla quale prendono 140 emendamenti. In febbraio "Osservatorio Nord-est" (Demos) ha pubblicato un'inchiesta  nella quale appare che 8 su 10 cittadini sono per il suicidio assistito.


Sull'argomento, l'opinione pubblica di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della Provincia autonoma di Trento sembra avere costruito nel tempo un orientamento chiaro e solido. Se condo i dati dell'Osservatorio sul Nordest, curato da Demos per Il Gazzettino, infatti, l'adesione all'idea che "Quando una persona ha una malattia incurabile, e vive con gravi sofferenze fisiche, è giusto che i medici possano aiutarla a morire se il paziente lo richiede” nel 2005 si ferma al 57% tra il 2010 e il 2015 sale tra il 64 eil 65%; raggiunge il 75% nel 2020 e tocca l’80% oggi: una crescita di 23 punti percentuali in vent'anni...

I dati dell'inchiesta presentati da Natascia Porcellato sono a questo link:


La Corte Costituzionale ha invitato il Parlamento a legiferare in materia indicando in quali casi una persona possa disporre della propria vita. Nell'agosto del 2024, la Pontificia Accademia per la vita aveva prodotto un Piccolo lessico del fine-vita. Non si esprimevano nuove idee; si usavano parole nuove per ribadire la posizione consolidata della Chiesa, che non è rimasta ferma a una pura difesa di un principio, ma che ha cercato, in questi anni, di affinare la riflessione sul fine-vita, tracciando un confine, a suo parere invalicabile, tra accanimento terapeutico e ogni forma di eutanasia. 

L’«inutile strage» di Gaza. La Santa sede tra diplomazia e censura

«Si fermi l’inutile strage di innocenti». La frase campeggiava sulla prima pagina dell’«Osservatore romano» del 18 luglio scorso. Ne rendeva inequivocabile il significato la sua collocazione su una fotografia dei funerali di due delle vittime del bombardamento israeliano sulla chiesa della Sacra Famiglia nella striscia di Gaza.


Non sappiamo se il papa abbia effettivamente espresso quelle parole oppure se si tratti di una riformulazione del discorso papale compiuto dal servizio informativo della Santa sede. Nell’articolo del quotidiano vaticano il termine “strage” ricorre altre volte. Anche nella riproduzione virgolettata di un discorso tenuto dal patriarca latino. Mai però si accompagna all’aggettivo “inutile”. Eppure, non si può non rilevare l’importanza che, sia pure attraverso un ufficioso canale di comunicazione, assume l’utilizzazione del sintagma “inutile strage”. La locuzione ha una forte capacità evocativa....

L'intero intervento di Daniele Menozzi è a questo link:

https://www.settimananews.it/informazione-internazionale/inutile-strage-di-gaza-la-santa-sede-tra-diplomazia-e-censura/

Un po’ di «amore in prestito»

Può avere ancora un senso oggi - e quale - celebrare l'Eucarestia insieme ad una comunità di persone con disabilità?


Questa mattina credo d’aver vissuto qualche istante di visione, tutta interiore. Non angeli in volo e non una qualche Madonna luminosa ed eterea, bensì un sorta di percezione sintetica, probabilmente mistica, chiara, netta, complice l’Eucarestia che stavo celebrando e le persone che avevo attorno, ospiti permanenti di una delle case delle Missionarie della Carità, a Phnom Penh. Si tratta per lo più di persone sole che non avrebbero altro luogo dove andare. Molte di loro hanno disabilità permanenti nel corpo e nella psiche, malattie debilitanti e deformanti fin dalla nascita e che si aggravano con l’andare degli anni....

La riflessione di Alberto Caccaro è a questo link:

https://www.vinonuovo.it/comunita/esperienze-di-chiesa/un-po-di-amore-in-prestito/

Stefano Levi della Torre: "Il Dio dei coloni israeliani, feroce come quello dei talebani"

Condivido pienamente quanto scrive Gabriele Boccaccini a commento dell'articolo di Stefano Levi della Torre: "Articoli come questi aiutano a superare facili semplificazioni e manicheismi e a capire le dinamiche interne alla societa' israeliana (e a quella palestinese) dove si confrontano visioni diverse e dove il tarlo del fondamentalismo religioso rischia di trascinare i due popoli alla rovina. Alla contrapposizione tra "palestinesi" e "israeliani" (alla demonizzazione degli uni o degli altri, che porta solo a radicalizzare lo scontro e allontana la pace) occorre sostituire il riconoscimento che la vera contrapposizione e' oggi tra fondamentalismo e tolleranza, un problema che attraversa trasversalmente entrambe le società". (BiGio)

"I coloni sono fondamentalisti religiosi: depredano i palestinesi di averi e di territorio ma sostengono che sono i palestinesi ad essere i ladri perché occupano una terra che è stata donata agli ebrei da Dio. Per fede capovolgono la verità e l’evidenza. Sono convinti, sono in “buona fede”. La buona fede sostituisce la coscienza. Sono predatori, sono terroristi in buona fede come succede spesso ai terroristi. E questa buona fede unisce alla ferocia lo squallore, cioè la piattezza mentale e morale: i fondamentalisti, che siano ebrei o islamisti o cristiani o induisti, vivono di antagonismo verso l’ “altro”, ma finiscono per essere noiosamente simili tra loro, dicono e fanno le stesse cose. Noiosamente e in buona fede. La fede in buona fede è molto spesso l’abito in cui travestire i propri interessi politici ed economici, per nasconderli anche a sé stessi. Anche molti nazisti erano in buona fede, perché avevano delegato alla fede la loro coscienza. “Credere, obbedire, combattere” è il motto mussoliniano che riassume ogni fondamentalismo politico o religioso".
(da Paolo Veronese)



Goma, epicentro di una crisi umanitaria che non trova soluzione

Milioni di persone vivono in condizioni estreme nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Servizi essenziali al limite, intere famiglie senza sostegno. La popolazione resiste tra fame, sfollamenti e violenze. La testimonianza di Depolin Wabo, operatore umanitario congolese del Vis


«Non sappiamo a chi rivolgere le nostre preghiere. Nessuno sa cosa succederà, o se ci sarà una fine vicina». Le parole di Depolin Wabo, operatore umanitario congolese del Volontariato internazionale per lo sviluppo (Vis), arrivano da Goma, nel cuore del Nord Kivu. Una terra, dove lo sconforto si è fatto quotidianità e la speranza, ormai, è un bene raro. La provincia del Nord Kivu, con il capoluogo Goma come centro nevralgico, è l’epicentro di una crisi che non si ferma. Secondo gli ultimi dati, più di 21,2 milioni di persone nel Paese necessitano di assistenza umanitaria. Di queste, 7 milioni sono...

Il servizio di Sara Costantini è a questo link:

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2025-07/goma-epicentro-di-una-crisi-che-non-si-ferma.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterVN-IT

Tel Aviv, attivisti israeliani protestano contro gli attacchi militari su donne e bambini a Gaza

Attivisti israeliani per la pace e cittadini stranieri si sono riuniti sabato 19 luglio a Tel Aviv per una protesta silenziosa contro gli attacchi che hanno preso di mira donne, bambini e civili nella Striscia di Gaza. Durante la manifestazione, i partecipanti hanno esposto fotografie di civili uccisi a Gaza per richiamare l'attenzione sulla situazione nella Striscia 


A questo link:

https://www.repubblica.it/esteri/2025/07/19/video/tel_aviv_attivisti_israeliani_protestano_contro_gli_attacchi_militari_su_donne_e_bambini_di_gaza-424741204/

Gaza: cessate il fuoco (forse) ma non la "pace". Nel frattempo l'ipocrisia di Netanyahu avanza

La pace si avrà solo attraverso una riconciliazione il che prevede un riconoscimento reciproco al di là da venire. Nel frattempo solo parole vuote e quelle che vengono chiamate "demolizioni controllate" proseguono a gran ritmo


Nella striscia di Gaza, oltre all’uccisione quotidiana di decine di civili palestinesi, è in corso da inizio aprile la metodica distruzione di tutte le aree edificate. Una politica di coerente e progressivo azzeramento delle zone urbane voluta dal governo di Benjamin Netanyahu dominato dall’estrema destra messianica israeliana. «I residenti di Gaza non hanno più case dove tornare. Il mondo che hanno conosciuto e le loro vite di una volta sono semplicemente spariti per sempre», denuncia alla stampa israeliana il direttore dell’Istituto dei Sistemi di Informazione Geografica all’Università Ebraica di Gerusalemme, Adi Ben-Nun. Lo studioso ha analizzato centinaia di immagini satellitari ed è ricorso a un algoritmo per valutare la scala delle devastazioni. Anche la Bbc in un approfondito servizio pubblica le immagini di quelle che definisce «demolizioni controllate», che si sono intensificate e allargate dopo la rottura a marzo per volere di Netanyahu del cessate il fuoco con Hamas, che era stato annunciato lo scorso 19 gennaio. Bin Nun valuta che siano stati gravemente danneggiati più di 160.000 edifici, un dato che rappresenta ben oltre il 70 per cento delle areee edificate nella Striscia, per renderli inabitabili. 

«La devastazione è a ogni livello, dalle abitazioni private, agli edifici pubblici, oltre a fabbriche, officine, scuole e aree agricole: nulla resta in piedi», aggiunge. E osserva che lo scempio potrebbe anche essere maggiore, dato che le immagini dei satelliti non si soffermano sui danni ai muri se non individuano tetti collassati. Uno dei luoghi più colpiti è la città meridionale di Rafah, lungo il confine con il Sinai egiziano, dove abitavano prima del 7 ottobre 2023 circa 275.000 persone e adesso l’80 per cento degli edifici è ridotto in polvere o quasi completamente annientato. I contractor privati assunti dall’esercito con le loro ruspe ricevono sino a 1.500 dollari per edificio demolito. Lo stesso Netanyahu ribadiva in maggio: «Stiamo distruggendo tutto, così non potranno mai più tornare».

Tra i palestinesi dei territori occupati con cui parliamo in questi giorni tanti affermano risentiti che bisogna essere cristiani legati alle Chiese occidentali, o avere la doppia cittadinanza americana per godere di un poco di attenzione nel mondo. Come adesso, che, dopo l’attacco israeliano all’unica chiesa cattolica della Striscia giovedì mattina, la comunità internazionale alza la voce contro la guerra. Oppure come a inizio settimana, quando l’uccisione vicino a Ramallah da parte dei coloni ebrei di un ventenne nato sulle colline della Cisgiordania e residente negli Usa (era tornato per una breve vacanza) ha scatenato l’inusuale condanna dell’ambasciata americana.

Ma la realtà quotidiana della repressione israeliana è sotto gli occhi di tutti coloro che appena vogliono vedere. I bombardamenti continuano indiscriminati con l’evidente obbiettivo di convincere la gente a emigrare (dove non si sa, dato che i confini sono chiusi e nessuno Stato sembra disponibile ad accogliere i gazawi). Il sito israeliano +972 spiega che i meccanismi di puntamento per missili e droni adottati dall’esercito sono diretti dall’intelligenza artificiale programmata per accettare la morte di 15-20 civili innocenti per ogni militante di Hamas eliminato e sino a 100 in caso si tratti di un pezzo grosso dell’organizzazione islamica.

(L.Cr. per il CorSera)

Lc 10,38-42 – XVI Domenica PA - Marta e Maria

Nella chiesa non è sufficiente fare dei servizi, ma occorre divenire dei servi, essere servi. Con l’ascolto come fa Maria, noi lasciamo che Gesù sia il Signore, altrimenti, con l’attivismo frenetico di Marta, finiamo col sentirci protagonisti e divenire noi i signori e padroni.



La scorsa Domenica, rispondendo con una domanda al Dottore della Legge Gesù gli aveva chiesto “Che cosa sta scritto nella Legge?” aggiungendo subito dopo di seguito “Che cosa leggi?” cioè “che cosa capisci?”. Non basta leggere, non basta conoscere, non basta sapere ma bisogna pure avere la capacità e l’impegno di penetrare nelle sue fibre per comprendere fino in fondo le sue vere intenzioni. Si era evidenziato come sia necessario essere attenti e rispettare il testo in tutte le sue sfumature a volte tradite dalle traduzioni.

Uguale attenzione bisogna porre nel leggere la breve pericope di oggi dell’ospitalità data a Gesù da Marta e Maria evitando di interpretarla secondo l’attuale nostra mentalità occidentale, tanto meno contrapponendo la vita attiva di Marta a quella contemplativa di Maria prediligendone una, rispetto a quell’altra. Nulla di tutto questo.

Si è notato come la Liturgia attraverso l’Evangelo di Luca, dopo averci fatto riflettere su chi sia Dio, sulla Comunità chiamata ad essere le mani (il corpo) di Cristo nella nostra quotidianità, sul carisma di chi è chiamato a presiederla suscitando e garantendone l’unità nella carità, ha iniziato a farci porre l’attenzione sull’agire dei credenti inviati in missione a preparare la strada al Signore che viene, guardando la storia con gli occhi di chi ne subisce la violenza lasciandosi coinvolgere nella capacità di con-solare e il prendersene cura che ne deriva facendo un tratto di strada assieme. 

È interessante notare dove si colloca brano di oggi all’interno del terzo Evangelo. Viene dopo la domanda “Chi è il mio prossimo” (10,29) di domenica scorsa ed è immediatamente seguito dalla richiesta dei discepoli a Gesù: “Insegnaci a pregare” (11,1). Posto come crocevia di questi due interrogativi, il brano di oggi risponde a entrambi ponendo la base essenziale per amare Dio e il prossimo: non una senza l’altra.

Se ci si fa caso, Gesù è in cammino con i discepoli verso Gerusalemme ma stranamente entra da solo in un villaggio. Il termine usato per definire questo posto identifica sempre una realtà ostile, che guarda con sospetto a quel gruppo capitanato da un profeta dal messaggio non consueto. Forse per questo i discepoli non lo seguono e, per di più, viene accolto in casa da due donne cosa in quel tempo era ritenuto grandemente sconveniente: Marta che significa “signora/padrona” e Maria. Inoltre mai nessun Maestro avrebbe mai accettato una donna fra i suoi discepoli (la postura di Maria la qualifica come tale). Dicevano i rabbini: “È meglio bruciare la Scrittura che metterla in mano ad una donna”; “Le donne non osino pronunciare la benedizione prima dei pasti”; “Se una donna va alla sinagoga, stia nascosta, non compaia in pubblico”. È facile allora cogliere come tutto l’agire di Gesù sia provocatorio nei confronti un mondo bloccato da convenzioni sociali ataviche fatte assumere anche dalla religiosità. 

Il racconto lo conosciamo: Marta si “affanna e si agita” per dare compiutezza all’ospitalità, mentre Maria si accoccola ai piedi di Gesù ascoltando la sua Parola, cioè tutto il suo insegnamento. Marta si prende la libertà di rimproverare Gesù perché sua sorella non l’aiuta. È necessario fare attenzione al linguaggio usato da Marta tutta incentrata su se stessa e intenta a “fare” fino a giudicare improprio l’atteggiamento della sorella e tira in mezzo Gesù: gelosia e uso dell’altro ai propri fini? A volte può accadere anche nelle nostre Comunità (come appare in Atti 6,1ss) e pure nella nostra quotidiana vita relazionale in casa, al lavoro, tra gli amici.

L’intervento di Gesù a prima vista pare essere in aperto contrasto con quanto ha proposto la scorsa domenica dove elogiava il samaritano che si era dato da fare mentre oggi sembra proporre come modello una donna che non muove un dito per aiutare la sorella. 

In realtà entrambi gli atteggiamenti sono essenziali alla configurazione di una autentica e piena ospitalità e alla vocazione cristiana ad amare Dio e il prossimo. Il problema riguarda il modo del servizio. C’è per Marta, come sempre nella chiesa, la possibilità di un servizio che diventa totalizzante, che distrae dall’essenziale (v. 40), che chiude all’ascolto della Parola e se ne distacca. Mentre è l’ascolto che crea la qualità di servo, come avviene per il Servo del Signore di cui parla Isaia, a cui il Signore apre ogni giorno l’orecchio affinché ascolti come i discepoli (Is 50,4). Nella chiesa non è sufficiente fare dei servizi, ma occorre divenire dei servi, essere servi. Con l’ascolto come fa Maria, noi lasciamo che Gesù sia il Signore, altrimenti, con l’attivismo frenetico di Marta, finiamo col sentirci protagonisti e divenire noi i signori e padroni.

È curioso: i modelli di ascolto della Parola che ci vengono proposti da Luca sono tutti rappresentati da donne (Lc 1,38.45; 2,19; 8,21). Che voglia significare qualcosa?

(BiGio)

A Verona la scuola per la non violenza, un'esperienza di pace per resistere al male


La scuola per insegnare la non violenza aperta nella città veneta si avvale del contributo di riflessione e di esperienze maturato all’interno del Movimento nonviolento. Il corso intende formare giovani e adulti alla pace con competenze in mediazione politica e gestione dei conflitti


Proseguire sul cammino tracciato dall’evento “Arena di pace 2024” con la partecipazione di Papa Francesco: con questo obiettivo la Chiesa veronese, attraverso l’impegno diretto del vescovo Domenico Pompili, ha voluto fondare la Scuola di pace e nonviolenza. Il corso intende formare giovani e adulti alla pace con competenze in mediazione politica, gestione dei conflitti e metodo nonviolento. La costituzione del percorso formativo, spiega don Renzo Beghini, presidente della Fondazione G. Toniolo e condirettore della Scuola, «ci è sembrata l’occasione per ...

L'articolo di Beatrice Guarrera è a questo link:

https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2025-07/pace-chiesa-non-violenza-verona-scuola.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterVN-IT


I sessant’anni di “Dio è morto”

Guccini con i Nomadi di Augusto Daolio seppe scrivere un piccolo manifesto della generazione che inventò il protagonismo giovanile, maneggiando temi squisitamente politici: no alla guerra, no all’ipocrisia piccolo borghese, no al consumismo sfrenato, no al carrierismo politico, no ai miti dell’eroe nazionale e della razza. Se qualcuno ci vede qualcosa che vale anche per oggi, beh, ci vede proprio bene.


Si contano i sessant’anni di una canzone la cui freschezza, a sentirne gli accordi e a leggerne il testo, è rimasta intatta. Si tratta di “Dio è morto” scritta da Francesco Guccini nel 1965 e interpretata dai Nomadi, che la portarono al successo attraverso la voce possente e la ieraticità inarrivabile di Augusto DaolioGrande canzone, che riporta risonanze letterarie estratte dalla beat generation di ...

L'articolo di Pino Pisiscchio è a questo link:

https://formiche.net/2025/07/phisikk-du-role-i-sessantanni-di-dio-e-morto-guccini/#content