Rapporto Caritas-Migrantes, giovani e immigrati sono i testimoni di speranza

È stato presentato a Roma il XXXIV Rapporto immigrazione incentrato sulla condizione dei Giovani stranieri in Italia. Monsignor Redaelli ai media vaticani: “L’accoglienza da sola non basta più, bisogna imparare a camminare insieme se si vuole crescere nella speranza”


L’Italia che cambia ha il volto dei giovani di origine straniera. Sono figli e figlie di immigrati, molti nati e cresciuti nel Paese e che oggi rappresentano una nuova generazione di italiani di fatto, anche se non sempre di diritto. A loro è dedicato il Rapporto Immigrazione 2025 curato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, significativamente intitolato “Giovani, testimoni di speranza”. Da anni ,purtroppo, si parla dello ius soli o delle varie forme per dare una cittadinanza italiana a questi ragazzi che ormai sono davvero molti. Nelle scuole rappresentano oltre l'11% della popolazione studentesca e sono ragazzi che ...

L'articolo di Stefano Leszczynskiè a questo link:

https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2025-10/rapporto-caritas-immigrazione-chiesa-giubileo.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterVN-IT

Sogno di fine estate (o di inizio autunno?) sulla Chiesa

E se la vera Riforma partisse dagli atteggiamenti dei cristiani? Sognarlo non costa nulla...


Durante l’estate ci sono state due letture che mi hanno stimolato: l’inchiesta Lo scisma. Cattolici senza Papa del giornalista Riccardo Chiaberge e Riforma di Michael Seewald, professore di dogmatica e storia dei dogmi.
Il primo testo evidenzia uno scollamento tra le vite, le idee, le posizioni di molti cristiani e il magistero della Chiesa. È semplicemente la mondanità che è entrata nella compagine ecclesiale o serve mettersi in ascolto con occhio critico, ma non giudicante di alcune istanze?

Il pensiero di William Dal è a questo link:

https://www.vinonuovo.it/cultura/officina-del-pensiero/sogno-di-fine-estate-o-di-inizio-autunno-sulla-chiesa/

Salta la tregua tra Pakistan e Afghanistan: almeno 17 morti in nuovi attacchi

Islamabad ha condotto ieri una serie di raid aerei sul suolo afghano. A riferirlo sono state le autorità talebane di Kabul, accusando il Pakistan di aver rotto il cessate-il-fuoco raggiunto mercoledì. A Doha, in Qatar, si tenta comunque di raivviare i negoziati.

Un cittadino afghano tra le macerie di un edificio colpito dai raid pakistani a Kabul 

È di almeno 17 civili morti e altri 12 feriti, tra cui vari giocatori di cricket riuniti dopo una partita, il bilancio degli attacchi condotti sabato scorso dal Pakistan sul suolo afghano. A riferirlo sono state le autorità talebane di Kabul, denunciando raid aerei sulla provincia di Paktika e accusando Islamabad di aver rotto il cessate-il-fuoco raggiunto mercoledì. Fonti della sicurezza di Islamabad hanno confermato gli attacchi contro — hanno dichiarato — un gruppo «terroristico» accusato di recenti azioni armate....

La notizia di Giada Aquilino è a questo link:

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2025-10/afghanistan-pakistan-scontri-confine-raid-colloqui-qatar.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterVN-IT

«Papa Leone XIV rivolge al mondo un messaggio direttamente politico con la sua prima esortazione apostolica»

Secondo gli autori, questo scritto fustiga le derive dell’ultraliberismo. Leone XIV avverte: “Se gli uomini politici non ascoltano i poveri, la democrazia si atrofizza”.


Secondo i due teologi francesi, il papa chiama la Chiesa cattolica a mantenersi all'altezza della propria storia, vivendo un reale impegno prioritario accanto ai più poveri. "Dilexi te" fustiga le derive dell'ultraliberismo, dichiara incoerente una vita spirituale o ecclesiale che ignori i bisogni concreti dei poveri, e chiama ad un impegno non solo ad alleviare la povertà, ma ad eliminarne le cause.

L'intervento dei due teologi è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202510/251012oudinetlemehaute.pdf

In che senso Beatrice Venezi non è adatta per un teatro come La Fenice

Non c'entrano solo la tecnica e l'esperienza, che pure secondo gli esperti sono carenti, ma anche il rapporto con l'orchestra


i professionisti che l’hanno criticata pubblicamente, come il violinista Uto Ughi e il direttore musicale dell’Orchestra sinfonica di Dallas Fabio Luisi, hanno sostenuto che la sua inidoneità al ruolo non dipende tanto da ragioni politiche, ma da aspetti più strettamente professionali, e in particolare due: le sue doti tecniche e la sua scarsa esperienza nel mondo della lirica, considerate largamente insufficienti per ricoprire un ruolo così importante. E non era mai successo che una nomina fosse criticata in maniera così trasversale nell’ambiente musicale e la solidarietà ai lavoratori della Fenice arrivasse da tutte le Fondazioni Liriche e Orchestre italiane...

L'articolo de "Il Post" è a questo link:

Un teologo a “colloquio” con la "Dilexi te": la misteriosa saggezza dei poveri

Intervista con il teologo francescano Frédéric Marie le Mehauté, che il 9 ottobre ha partecipato alla presentazione ufficiale della prima Esortazione apostolica di Leone XIV. Il Papa ci dice, sottolinea, “È nell’incontro stesso con i più poveri che conosciamo il volto del vero Dio” e colpisce “l’invito rivolto a tutti i cristiani a non limitarsi a visitare i poveri di tanto in tanto, ma a vivere con loro e come loro”. Solo così si potrà includere tutti.


«All’improvviso, Cristo sulla croce raggiunge nella loro sofferenza i poveri, le tante persone che dicono “anche a me hanno sputato addosso, anche io sono caduto, anche io sono stato umiliato”»; per questo «Guardando Gesù sulla croce, i poveri sentono “Ti ho amato”». Così il teologo Frédéric Marie le Mehauté, provinciale dei frati minori di Francia-Belgio, sottolinea in questa intervista ai media vaticani il valore della “misteriosa saggezza dei poveri”. Da un ventennio al fianco di chi vive nella precarietà, il francescano francese è intervenuto ieri, 9 ottobre, nella Sala stampa della Santa Sede, alla presentazione della prima Esortazione apostolica di Leone XIV, Dilexi te, firmata il 4 ottobre scorso e incentrata sull’amore verso i poveri.

L'intervista con il teologo francescano Frédéric Marie le Mehauté è a questo link:

https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2025-10/papa-leone-xiv-esortazione-apostolica-dilexi-te-poveri-mehaute.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterVN-IT

XXIX Domenica PA - Lc 18,1-8

 La preghiera non può essere un modo per forzare Dio a fare la nostra volontà. Perché allora siamo invitati a rivolgerci a lui con insistenza? Innanzitutto è necessario togliere un possibile equivoco: il “giudice” della parabola non è Dio e poi l’invito è quello di passare dall’insistenza alla perseveranza. La prima è petulante, la seconda una virtù.



Domenica scorsa si è notato come ci sia un filo rosso negli Evangeli di queste Domeniche del tempo ordinario facilmente rintracciabile ed è l’invito alla preghiera o, meglio, all’ascolto costante e fiducioso della Parola del Signore che ne forma l’essenza. Questo perché ci mette in sintonia con il suo volere sempre ricco d’amore e misericordia che ci chiede di condividere, ci porta come si è sottolineato a guardare la nostra vita e la nostra storia con i suoi occhi, ad essere le sue mani, la sua voce. È questa la vita “spirituale”, cioè il vivere secondo lo “spirito”, la volontà di amore misericordiosa del Padre e non il viaggiare estatici a 20 centimetri da terra come spesso è stato tramandato come se il vivere disincarnati potesse proteggere da quel “mancare l’obiettivo” che è il peccato nel suo significato etimologico.

Nell’incontro di Gesù con i dieci lebbrosi nel suo cammino verso Gerusalemme sono emerse alcune caratteristiche: il non attendere ma l’andare incontro, il chiedere ad alta voce di essere visti nella nostra umanità e caducità, nell’adesione fiduciosa dell’invito a mettersi in cammino, il rendersi conto che questo cambia la nostra realtà che porta, sempre ad alta voce, a lodare Dio e a ringraziarlo per tutti i suoi benefici.

La Liturgia oggi insiste su questi aspetti introducendone altri in una cornice composta all’inizio dalla “necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai” e, al termine della pericope, con una domanda sulla permanenza della fede nei credenti. In effetti questi due punti sono inscindibili: il credere, il porre la nostra fiducia nel Signore porta l’esigenza di ascoltare la sua Parola nella preghierache innesta un dialogo profondo “faccia a faccia”. Nell’Esodo Dio nel rivelarsi fonda proprio questo dialogo: “IO sono il Signore Dio TUO” (Es 20,2). C’è un “Io” e un “tu” che pone i due soggetti uno di fronte all’altro e l’incipit dello Schemà invita “Ascolta Israele il Signore nostro Dio” (Deut 6,4). La Scrittura è intessuta di questo dialogo tra Dio e il suo popolo che giunge anche a momenti di confronto duro fino al rimproveralo “Tu sei per me un torrente infido” (Ger 15,18), ma pure ad abbandoni fiduciosi “Avvenga per me secondo la tua Parola” (Lc 1,38). Questi sono solo due esempi ma davvero sono infiniti.

Oggi la Liturgia ci presenta Gesù che insiste e ribatte il chiodo, meglio farlo quando è caldo sembra pensare. Lo fa sottolineando la necessità della costanza e della perseveranza con la parabola della vedova inopportuna verso un giudice insensibile che cede e le fa giustizia solo per interrompere il suo insistere.

Ma si era anche visto che la preghiera non può essere un modo per forzare Dio a fare la nostra volontà. Perché allora siamo invitati a rivolgerci a lui con insistenza? Innanzitutto è necessario togliere un possibile equivoco: il “giudice” della parabola non è Dio ed è una figura secondaria con la funzione di evidenziare una situazione di ingiustizia; l’attenzione va posta tutta sulla vedova.

La prima cosa che emerge è la sua fragilità: la vedova, l’orfano e lo straniero sono tre categorie di persone che Dio in Esodo 22,20-26 chiede di proteggere, di non sfruttare, di non opprimere, sono i più deboli che in quella realtà non hanno mezzi di sostentamento propri ed erano destinati ad essere abusati in ogni modo o costretti a mendicare.

Questa vedova, senza nome perciò siamo chiamati ad immedesimarci con essa, fa della sua fragilità la sua forza insistendo per avere giustizia fino allo sfinimento suo e del giudice, passando dall’insistenza che spesso è temporanea e ha una connotazione negativa perché fastidiosa, alla perseveranza che è la capacità di mantenere a lungo un'azione o un proposito nonostante le difficoltà incontrate, senza scoraggiarsi. La forza così trovata diventa saldezza nel persistere.

La vedova diventa allora l’immagine dei credenti e delle Comunità cristiane spesso tentati di abbandonare la preghiera perché “non produce nulla”, fa solo perdere tempo che può essere utilizzato meglio e più rimunerativamente. Questo accade quando si scambia la preghiera con la monotona ripetizione di formule che snervano chi le recita, il prossimo che le ascolta e anche Dio che si annoia certamente a sentirle se non sono espressione di un autentico sentimento del cuore (Am 5,23). Come spesso si confonde la “necessità” della preghiera, cioè del dialogo con il Signore, con una logica del “dovere” invece è semplicemente una necessità vitale che accorda, come si è più volte sottolineato, il nostro respiro e il nostro sguardo a quello di Dio. È ogni istante, ogni nostra azione interprete della misericordia del Signore che diventa “preghiera” fino a non distinguerle più e diventano quella “preghiera del cuore” così cara al mondo orientale e monastico.

La chiusa della pericope è una duplice domanda: a noi che spesso chi chiediamo dove sia Dio che non riusciamo a percepire al nostro fianco a risolvere i nostri problemi, lui risponde con una domanda: “Dov’è la vostra fede?”. A noi la risposta …

(BiGio)

 

 

 

La parola pace è stata svuotata di senso Non basta un patto a far cessare il massacro

Viviamo forse l'epilogo di una secolare vicenda culturale, di cui tutti siamo artefici e vittime. Abbiamo cominciato col credere che non vi fosse altra realtà che nel linguaggio, poi abbiamo scoperto che il linguaggio sono infinite lingue nazionali e individuali, in continuo divenire, e perciò nessuna solidità è in esso riscontrabile.


La nostra civiltà ha destrutturato sistematicamente tutte quelle parole con le quali si cercava di dare un senso, un fine alle forme del fare politico, del diritto, dell'economia. "Valori" si chiamavano - e non si intendeva qualcosa di astratto, poiché si trattava di principi e idee regolative che orientavano effettivamente l'agire di istituzioni e organizzazioni, non solo di singole persone. La nostra civiltà ha scavato il vuoto sotto di loro, attraverso un lavoro critico spietato e metodico. Questa critica ha svolto il suo compito e sembra ora essersi ritirata, non so quanto soddisfatta di sé. Così ora il campo è lasciato a quelle parole ormai del tutto svuotate, meri segni a disposizione del potere di turno, che ne fa uso come di nobili, antichi pezzi di arredo delle proprie stanze, o per anniversari - come osano fare in questi giorni addirittura per ...

L'opinione di Massimo Cacciari è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202510/251013cacciari.pdf

Leone XIV: pompiere o incendiario?

In questo momento delicatissimo dal punto di vista internazionale, le interviste del martedì di Leone XIV smorzano o alimentano gli incendi più o meno vasti diffusi nel mondo?


«Qualcuno sta cercando l’escalation»: così Leone XIV, il 23 settembre, nella seconda di quelle che potremmo cominciare a definire le interviste del martedì sera a Castel Gandolfo (qui). Gli avevano posto delle domande sulle presunte «incursioni russe» settembrine e sul conseguente «riarmo necessario», ma il vescovo di Roma aveva risposto in modo più generico e diplomatico rispetto alla prima intervista, impedendo ogni speculazione giornalistica con un ...

L'articolo di Sergio Ventura è a questo link:

https://www.vinonuovo.it/comunita/esperienze-di-chiesa/leone-xiv-pompiere-o-incendiario/

Cammino sinodale: online il Documento di sintesi “Lievito di pace e di speranza”

È disponibile online, su chiesacattolica.it e camminosinodale.net, “Lievito di pace e di speranza”, il Documento di sintesi del Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia, che sarà votato dalla terza Assemblea sinodale in programma a Roma il 25 ottobre.


“Il Documento è intriso di esperienze di pace e di speranza. Pur tra tante fatiche, riporta la realtà di oltre duecento Chiese locali, con tutte le loro articolazioni, impegnate a vivere e trasmettere speranza e pace: spesso senza farsi notare, senza ‘fare notizia’, ma sempre con tenacia e cura evangelica”, sottolinea mons. Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale. Le tre parti del Documento riguardano “il rinnovamento sinodale e missionario della mentalità e delle prassi ecclesiali”, “la formazione sinodale e missionaria dei battezzati” e “la corresponsabilità nella missione e nella guida della comunità”. Dopo il voto dell’Assemblea, la Presidenza Cei nominerà un gruppo di vescovi che elaborerà, con il supporto di esperti, le prospettive pastorali per i prossimi anni.

1 - Cos'è il "Documento di Sintesi"?
2 - Quante sono le proposte che verranno votate?
3 - Perchè si votano una per una le proposte e le singole parti del documento?
4 - Cosa succederà dopo la terza Assemblea sinodale del 25 ottobre 2025?

La risposta a questo link:



Qui il testo del "Documento di Sintesi"