Stefano Levi della Torre: "Il Dio dei coloni israeliani, feroce come quello dei talebani"

Condivido pienamente quanto scrive Gabriele Boccaccini a commento dell'articolo di Stefano Levi della Torre: "Articoli come questi aiutano a superare facili semplificazioni e manicheismi e a capire le dinamiche interne alla societa' israeliana (e a quella palestinese) dove si confrontano visioni diverse e dove il tarlo del fondamentalismo religioso rischia di trascinare i due popoli alla rovina. Alla contrapposizione tra "palestinesi" e "israeliani" (alla demonizzazione degli uni o degli altri, che porta solo a radicalizzare lo scontro e allontana la pace) occorre sostituire il riconoscimento che la vera contrapposizione e' oggi tra fondamentalismo e tolleranza, un problema che attraversa trasversalmente entrambe le società". (BiGio)

"I coloni sono fondamentalisti religiosi: depredano i palestinesi di averi e di territorio ma sostengono che sono i palestinesi ad essere i ladri perché occupano una terra che è stata donata agli ebrei da Dio. Per fede capovolgono la verità e l’evidenza. Sono convinti, sono in “buona fede”. La buona fede sostituisce la coscienza. Sono predatori, sono terroristi in buona fede come succede spesso ai terroristi. E questa buona fede unisce alla ferocia lo squallore, cioè la piattezza mentale e morale: i fondamentalisti, che siano ebrei o islamisti o cristiani o induisti, vivono di antagonismo verso l’ “altro”, ma finiscono per essere noiosamente simili tra loro, dicono e fanno le stesse cose. Noiosamente e in buona fede. La fede in buona fede è molto spesso l’abito in cui travestire i propri interessi politici ed economici, per nasconderli anche a sé stessi. Anche molti nazisti erano in buona fede, perché avevano delegato alla fede la loro coscienza. “Credere, obbedire, combattere” è il motto mussoliniano che riassume ogni fondamentalismo politico o religioso".
(da Paolo Veronese)



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