Verso una politica dell’uguaglianza?

Da "Uno in più" di Battisti a "Più uno" di Ruffini, l'unico modo per fare un passo in avanti politicamente sembra essere quello che si radica nella fiducia e nella partecipazione.


Nel clima di contestazione e di cambiamento di fine anni Sessanta, Lucio Battisti cantava Uno in più. Composta nel 1969 da Mogol e dall’artista di Poggio Bustone, la canzone è un invito ottimistico rivolto al mondo giovanile in un frangente storico ricco di trasformazioni culturali. Il testo rappresenta uno sguardo speranzoso segnato dalla possibilità sia di superare le incomprensioni provenienti dal mondo che stava per tramontare sia di camminare insieme al fine di affrontare con successo ogni difficoltà. Così il brano risulta un appello “motivazionale” teso a guardare il futuro con fiducia e a valorizzare la condivisione. Nell’intitolare la sua ultima pubblicazione con l’espressione Più Uno. La politica dell’uguaglianza(Feltrinelli, 2025), Ernesto Maria Ruffini sembra riprendere implicitamente la carica ideale del testo di Battisti-Mogol per declinarla all’interno del discorso politico e sociale del nostro tempo. Sebbene nell’introduzione l’autore attribuisca...

La recensione di Rocco Gumina è a questo link:

https://www.vinonuovo.it/cultura/officina-del-pensiero/verso-una-politica-delluguaglianza/

Il Vangelo: una notizia o una nozione?

Previsione fantascientifica. Ma non poi tanto. Che, da un certo giorno in poi, nessun cristiano manifesti ad altri la sua fede, né padre o madre insegni a un bambino a fare il segno della croce. Accadesse, nell’arco di due o tre generazioni, la Chiesa scomparirebbe dalla faccia della terra.


C’è quindi un atto ben determinato, la comunicazione della fede dal credente al non credente, che costituisce la condizione stantis vel cadentis Ecclesiae. è, esattamente, il vangelo. Intendo dire l’atto del vangelo, perché prima che definirlo un messaggio e di prenderlo in mano come un libro, vangelo è un atto del dire. È comunicare una notizia, una buona notizia....

La riflessione di Severino Dianich è a questo link:

https://www.settimananews.it/pastorale/vangelo-notizia-nozione/

Il ricollocamento episcopale dopo il tornado di Francesco: tra nostalgia e ritorno del clericalismo

 Il tornado Francesco è passato e, come accade dopo le vere tempeste, la Chiesa universale si ritrova allo sbando, gli arredi cambiati di posto e molti protagonisti si chiedono come ricostruire la baracca e al “tornare come prima”, al prevedibile, al “si è sempre fatto così”. Nessuno esce indenne dalla tempesta profetica di papa Bergoglio, che ha sconvolto tutto in un’istituzione ancorata all’immobilità.


Perché questo è stato Bergoglio: un profeta. E un grande profeta, uno che profumava di puro Vangelo e, con la sua sola presenza, sconvolgeva e agitava l’atmosfera curiale ed episcopale, suscitando o sequele incondizionate o profonde diffidenze e insospettati timori.
I vescovi, soprattutto quelli rifugiati nel comfort dello status quo, camminavano con i piedi di piombo di fronte a un papa che non aveva paura di chiamare le cose con il loro nome o di condannare gli abusi di potere (incluso il clericalismo) alla stessa tavola dei principi della Chiesa.
Ora, con Leone XIV l’aria si è calmata – o almeno così sembra – e la vecchia gerarchia, soprattutto quella più conservatrice, sta timidamente rialzando la testa. “La paura è passata”, dicono nei corridoi e nelle mense episcopali. “Il peggio è passato”.