XXI Domenica PA - Lc 13,22-30

Non è un caso che il Regno di Dio non venga mai presentato con simboli religiosi o azioni liturgiche di adorazione o chissà cos’altro ma sempre con esempi conviviali, con una tavola imbandita di grasse vivande e vini succulenti


Domenica scorsa la Liturgia, seguendo lo sviluppo dell’Evangelo di Luca, ci ha fatto imbattere in un cambio di linguaggio di Gesù che, all’inizio forse ci è parso dissonante con l’immagine fino a quel momento ci si era fatti di Lui. Ci è apparso un Signore oppresso dall’attesa di un fuoco nel quale essere immerso (battezzato), un linguaggio duro quasi violento che prometteva conflitti, divisioni, l’opposto di ogni speranza dell’avvento di pace nelle realtà irte di difficoltà.

Un linguaggio si è detto comune nella sua epoca ma che Gesù usava riferendolo alla sua vita: l’attesa dell’avvento dello Spirito e del suo essere immerso nella morte violenta che lo attendeva e il desiderio di abbreviarne i tempi. Evento che sarebbe stato come una spada a doppia lama, capace di penetrare nel profondo delle persone mettendole in crisi, spingendole a discernere, a scegliere da che parte stare, come vivere optando tra l’essere con lo Spirito di fuoco datori di vita o rimanendo agganciati al vecchio mondo corrotto dall’egoismo.

Anche oggi Gesù continua con un linguaggio nel quale compaiono minacce e condanne: c’è una porta che si sta chiudendo ed oramai è ridotta ad una fessura: è una porta oramai “stretta” verso la quale è necessario affrettarsi per riuscire ad entrare. Quando sarà chiusa si rimarrà fuori dove “ci sarà pianto e stridore di denti” mente all’interno, attorno alla tavola imbandita del Regno del Padre, ci saranno genti di ogni razza, popolo, nazione provenienti dai quattro punti cardinali.

Dov’è quel Gesù che, sempre in Luca, suggeriva di invitare al banchetto “storpi, zoppi e ciechi”; non assomiglia al medico venuto per curare i malati, né al pastore che si intenerisce di fronte alla pecorella smarrita, né all’amico che si alza di notte a dare il pane come nell’Evangelo di Domenica 27 luglio, quella del Padre Nostro. Pare abbia sentimenti diversi da quelli del padre del figlio prodigo, ed è strano anche il suo consiglio “sforzatevi di entrare per la porta stretta”: sembra un invito a preoccuparsi solo per la propria salvezza.

Gesù risponde così ad una domanda che gli viene fatta da “un tale … sono pochi quelli che si salvano?” ed è una domanda che percorre e inquieta costantemente i credenti e le comunità che purtroppo è stata spesso usata per impaurire, non infrequentemente posta come minaccia per il controllo sociale fino a tempi recenti e che qualcuno ancora usa.

Quel “tale” anonimo ci rappresenta tutti ma la domanda non è ben posta e infatti Gesù non risponde direttamente: se avesse risposto sì avrebbe potuto provocare scoramento; al contrario false sicurezze. Gli preme piuttosto chiarire il “come” si entra nel Regno di Dio che è già presente in mezzo a noi e non chiede di fare chissà quali pratiche religiose o contorsioni spirituali.

Lo si deduce facilmente dal dialogo tra il Signore e chi è rimasto fuori che chiedono di entrare. Sono persone che hanno familiarità con lui e quando si sentono dire che non li conosce insistono dicendo ma come “abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza ... hai insegnato nelle nostre piazze”.  La risposta è durissima “Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. C’è da rimanere stupefatti: partecipare alla sua mensa, ascoltare la sua parola è “essere operatori di iniquità”?

Qui c’è un importante materiale di riflessione per tutti i cristiani e le loro comunità, per coloro che sono assidui all’Eucaristia domenicale e all’ascolto della Parola. 

La domanda che Gesù qui pone è: “siete sicuri che sia sufficiente questo?”. Quanti, partecipando all’Eucaristia che li rende il “corpo di Cristo”, sono poi capaci di “farsi pane” per gli altri, di fare della loro esistenza alimento di vita per gli altri? Quanti hanno ascoltato il suo insegnamento e questo ha trasformato la loro esistenza? Gesù desidera dirci che il Padre alla fine non ci chiederà se abbiamo creduto in lui, ma se abbiamo amato come lui ama. Il rapporto che abbiamo con Dio è diventato azione di amore, misericordia, compassione, perdono, condivisione fraterna? È questa la domanda che ci viene posta e, attenzione, per fare quelle “cose” non serve essere battezzati, credenti, frequentanti: basta essere uomini e di ogni dove. 

L’avviso che ci viene dato è di non pensare di avere dei diritti per la nostra religiosità se non si traduce in azioni di amore perché alla fine potremmo trovarci tra gli esclusi. Allora si comprende perchè non è un caso che il Regno di Dio non venga mai presentato con simboli religiosi o azioni liturgiche di adorazione o chissà cos’altro ma sempre con esempi conviviali, con una tavola imbandita di grasse vivande e vini succulenti (Is 55,1-2).

Alla fine c’è un cambio di termini: i pochi e i molti diventano i primi e gli ultimi; nessuno sarà escluso ma “chi sa” è tenuto a “forzarsi di entrare per la porta stretta” e questa che si sta chiudendo, non ci sono garanzie che si possono vantare per la salvezza se non l’agire con e nella misericordia infinita del Padre.

(BiGio)

Taiwan in Italia

Emanuele Rossi ha intervistato l’ambasciatore di Taipei in Italia Vicent Tsai


in un momento in cui il governo italiano rappresenta spesso la sua azione politica internazionale con l’espressione “costruire ponti” (guardare al “successo meloniano” sull’unità dell’Occidente andata in scena alla Casa Bianca lunedì), quello con Taiwan può essere meno lungo di ciò che si immagini. “L’arte è un ponte – mi dice Tsai – che permette a popoli lontani di conoscersi meglio, e l’Italia, con il suo straordinario patrimonio, è un partner naturale”. Andiamo avanti ...

L'intervista è a questo link:

https://mailchi.mp/formiche/litalia-si-affaccia-nellindo-pacifico-7267964?e=0225c88c7b

RD Congo, massacri nel Nord Kivu e stallo nei negoziati di Doha

Il Paese africano continua a essere teatro di violenze e instabilità: decine le vittime in seguito agli attacchi degli islamisti di Adf, mentre stentano a ripartire i colloqui tra il governo congolese e i ribelli dell’M23


Secondo la Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (Monusco) tra il 9 e il 16 agosto almeno 52 civili sono stati uccisi in attacchi delle Forze Democratiche Alleate (Adf), uno dei numerosi gruppi armati attivi nel Paese, nei territori di Beni e Lubero, nella provincia orientale del Nord Kivu. Tra le vittime ci sono ...

La notizia di Sara Costantini è a questo link:

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2025-08/rd-congo-massacri-nel-nord-kivu-negoziati-di-doha.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterVN-IT

Queste tre città italiane sono fra le più inquinanti d’Europa: la classifica che non vorremmo leggere

Sul gradino più alto del podio figura Mosca ma anche l’Italia ha un ruolo scomodo. Il ranking Ener2Crowd mostra come le emissioni urbane stiano aggravando la crisi climatica

“L’Europa sta soffocando sotto il peso delle sue stesse emissioni”. È ciò che emerge dal nuovo ranking 2025 di Ener2Crowd, piattaforma italiana di crowdfunding specializzata in progetti di efficienza energetica, energie rinnovabili e sostenibilità ambientale. Sul podio delle città più inquinanti del continente ci sono Mosca, con oltre 141 milioni di tonnellate di CO₂ equivalenti, Istanbul (87,4 Mt) e San Pietroburgo (53 Mt). Anche l’Italia è coinvolta ...

L'articolo di Riccardo Liguori è a questo link:

https://www.greenme.it/ambiente/torino-bologna-e-piacenza-tra-le-citta-piu-inquinanti-deuropa-la-classifica-che-non-vorremmo-leggere/

Modi, prove tecniche da leader globale.

Mentre Trump e Putin trattano, Modi parla al mondo. La sua India non è solo un gigante demografico, ma una potenza che detta le proprie regole, protegge i propri confini e produce le proprie tecnologie. In 103 minuti, il premier traccia una rotta che fa di Nuova Delhi un attore centrale in un mondo frammentato, capace di dialogare con l’Occidente senza sottomettersi e di contenere la Cina senza conflitti aperti

Dal Red Fort di Nuova Delhi, il 15 agosto 2025, Narendra Modi, primo ministro indiano, pronuncia un’orazione di 103 minuti, la più lunga mai tenuta per il Giorno dell’Indipendenza. Non è solo una celebrazione dei 79 anni di libertà dal dominio britannico: è una dichiarazione di forza, un manifesto per un’India sovrana, militarmente inattaccabile e industrialmente autonoma.

Modi, uno dei grandi protagonisti del presente e del futuro, delinea una visione che proietta l’India verso il 2047, centenario dell’indipendenza, come potenza globale autosufficiente. Due temi spiccano...

L'analisi di Roberto Arditti è a questo link:

https://formiche.net/2025/08/modi-prove-tecniche-leader-globale/#content


Appello di 80 rabbini: Guerra contro Hamas non provochi carestia

«I peccati e i crimini di Hamas non esonerano il governo di Israele dal suo obbligo di compiere tutti gli sforzi necessari per impedire la carestia di massa».


Lo sottolineano oltre ottanta rabbini ortodossi da tutto il mondo, firmatari di una “Call for Moral Clarity, Responsibility, and a Jewish Orthodox Response in the Face of the Gaza Humanitarian Crisis” promossa dal rabbino Yosef Blau, per quasi mezzo secolo consigliere spirituale della Yeshiva University a New York, e sottoscritta tra gli altri da Michael Schudrich, Michael Melchior e Jair Melchior, rabbini capo rispettivamente di Polonia, Norvegia e Danimarca.
Nel documento, in cui non si chiede la fine delle operazioni militari a Gaza, si accusa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di...

La notizia pubblicata in Israele è a questo link:

https://moked.it/blog/2025/08/20/israele-appello-80-rabbini-guerra-contro-hamas-non-provochi-carestia/

Non c’è più religione

Nel volume Non c’è più religione? Le risposte di un filosofo in dialogo con Francesca Cosi e Alessandra Repossi, Lindau, Torino 2025; cf. qui per una presentazione del volume) il filosofo Marco Vannini offre le sue interpretazioni alla crisi delle credenze religiose, delle Chiese e delle religioni, con le sue proposte per la fede.


Marco, puoi fare cenno al tuo personale percorso di ricerca e quindi all’evoluzione del tuo pensiero in fatto di religione e di fede?

Devo dire innanzitutto che per me il percorso di ricerca si identifica con quello di vita, perché non ho mai considerato la religione semplicemente un argomento di ricerca intellettuale, quale potrebbe essere, ad esempio, un periodo storico o un evento fisico, ma come la questione fondamentale dell’esistenza. «Cosa vuoi conoscere?», chiede la Ragione ad Agostino nei Soliloqui, e Agostino risponde: «Dio e l’anima». «Niente altro?» «Niente altro».

Ecco, io questo l’ho sempre pensato, fin da ragazzo, e non perché ...

L'intervista di Giordano Cavallari è a questo link:

https://www.settimananews.it/reportage-interviste/non-piu-religione/?utm_source=newsletter-2025-08-19

Undicesimo: non giudicare

Stranezze. Il 29 luglio 2013, durante la conferenza stampa che tenne sul volo che lo riportava a Roma dal Brasile, dove aveva partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù, papa Francesco disse la famosa frase “chi sono io per giudicare?”.

Mercoledì scorso, all’udienza generale, papa Leone ha detto: “Noi siamo abituati a giudicare. Dio invece accetta di soffrire. Non rinuncia a spezzare il pane anche con chi lo tradirà. Questa è la forza silenziosa di Dio: non abbandona mai il tavolo dell’amore, neppure quando sa che sarà lasciato solo”. Non sorprende che se la prima frase fece tanto chiasso questa invece, complice forse il generale agosto e il caldo estremo, passi quasi sotto silenzio? È forse un espediente, un’estrapolazione dal testo che non dà conto del contesto in cui è stata pronunciata? Non credo.

E non lo credo perché Leone non si è limitato a ...

L'intervento di Cristiano Riccardo è a questo link:

https://www.settimananews.it/papa/xi-non-giudicare/?utm_source=newsletter-2025-08-19

L’alternativa alla forza: Un multilateralismo cooperativo

All’inizio dell’età moderna, quando l’ordine medievale cominciò a disgregarsi, il pensiero politico europeo si trovò di fronte a una questione inedita e drammatica: come evitare che, venuti meno i vincoli religiosi e feudali che per secoli avevano regolato la convivenza, la società precipitasse nel caos?


 Thomas Hobbes, osservatore acuto delle guerre civili inglesi, formulò la questione nei termini più radicali: l’uomo, lasciato a sé stesso, rischia di cadere in una condizione di «guerra di tutti contro tutti». Questo stato di natura avrebbe condotto a una condizione miserevole, in cui la vita sarebbe stata «solitaria, povera, cattiva, brutale e breve». La soluzione di Hobbes fu tanto semplice quanto radicale: per uscire dallo “stato di natura”, gli individui devono ...

L'articolo di Mauro Magatti è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202508/250817magatti.pdf

La madre di Gesù e il sacerdozio alle donne

A Ferragosto e anche all'Angelus di ieri, il Papa ha esaltato, con parole incisive e toccanti, la Madonna, ma non ha fatto accenno ad un problema, oggi assai vivo nella Chiesa romana, che riguarda la possibilità di avere donne consacrate nei ministeri «alti» (diaconato, presbiterato ed episcopato). Tale "omissione" non cancella però la discussione in atto.


Infatti, a partire da Paolo VI e fino a Francesco, i papi, in modo ufficioso o ufficiale, hanno sempre negato la possibilità del sacerdozio ordinato alle donne: la madre di Gesù, essi sostengono, non fu infatti «ordinata». Questa «dottrina», finora ufficialmente intangibile, ha provocato, tra donne e uomini, esponenti del mondo teologico, una discussione che, per ora, non trova uno sbocco condiviso.

L'articolo di Luigi Sandri è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202508/250818sandri.pdf

Il nome, la vita, la morte

Che cos’è un nome? È dando nomi che l’Adam, creatura di terra e di sangue, può conoscere e riconoscere il mondo, è ricevendo il nome che l’indistinto del mondo emerge nella sua irripetibile singolarità.


Il nome discrimina, distingue, estrae dalla massa confusa, individua l’individuabile, ciò e chi è in sé non più discriminabile, separabile, divisibile. L’atto di nominazione sancisce visibilità ed esplicita legami: dare il nome conferisce statuto speciale al nominante e al nominato, ha a che fare con la domesticazione e si tiene sul crinale scosceso che da una parte racconta l’appartenenza e dall’altra l’usurpazione....

La nota di Anita Prati è a questo link:

https://www.settimananews.it/bibbia/nome-la-vita-la-morte/

“Anche i preti potranno sposarsi…” A margine di un’intervista al card. Pellegrino

Nel marzo del 1981, il cardinale rilasciò a Francesco Strazzari un’intervista, pubblicata il mese successivo sulla rivista Il Regno con il titolo Questa chiesa fra paura e profezia. È molto interessante, per non dire sorprendente, ripercorrere i contenuti di questo colloquio di ormai quarantacinque anni fa: le parole del cardinale ci danno la misura di quanto tempo la Chiesa abbia perso, di quale grave incapacità di comprensione dei segni dei tempi continui a marcare il suo operato, di quante attese siano state disattese, di quante paure abbiano avuto il sopravvento, di quanta sofferenza tutto questo abbia generato e continui a generare.


Michele Pellegrino era stato nominato arcivescovo di Torino da Paolo VI nel 1965 e creato cardinale nel 1967, insieme a Karol Wojtyla; dopo aver rinunciato all’incarico di vescovo nel 1977, si era stabilito nella casa parrocchiale di Vallo, piccola cittadina torinese di neanche mille anime, dedicandosi allo studio e alla predicazione.
Dall’intervista, che si può leggere integralmente online[1], colgo alcuni passaggi emblematici...

La rilettura dell'intervista di Anita Prati è a questo link:


Nella Chiesa non abbiamo bisogno di martiri dell’«ego», né di «professionisti» della sofferenza

Voglio iniziare chiarendo che non sono una teologa, ma una psicologa e, soprattutto, una cristiana, seguace di una persona: Gesù. Oggi, leggendo un articolo che mette in guardia da una triste realtà nella chiesa indiana – dove un prete si suicida ogni sei mesi – leggo che sono vittime di un sistema che «spiritualizza la sofferenza invece di affrontarla» – e penso che questo problema non sia esclusivo dell’India.


Per secoli nella spiritualità cristiana si è radicata la potente convinzione che più soffriamo, più sacrifici facciamo e più ci umiliamo, più ci avviciniamo a Dio. Questa idea ha l’inconveniente di trasformarsi in un terreno fertile per vari tipi di abusi, e credo che sia stato così. Il pericolo è che la croce venga interpretata come una «scuola della resistenza», dove il dolore è quasi un merito in sé stesso. Questa visione può essere legata a ...

La riflessione di María Noel Firpo è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202508/250816firpo.pdf

Afghanistan, quattro anni fa il ritorno dei talebani

Nel Paese abbandonato dall'Occidente la situazione umanitaria è disastrosa e a pagare il prezzo più alto sono le donne e le bambine. Rientrano a milioni gli afghani, cacciati dai Paesi limitrofi – Iran e Pakistan – in cui avevano trovato rifugio dopo il ritorno al potere dei talebani. Dall’inizio dell’anno precisa l’agenzia Onu per i rifugiati sono due milioni e duecentomila gli afghani che hanno attraversato il confine e il 60% ha meno di 18 anni


A quattro anni dal ritorno al potere, i Talebani consolidano l’Emirato islamico d’Afghanistan, il leader supremo centralizza il potere, la Corte penale internazionale spicca mandati di arresto per il crimine contro l’umanità di persecuzione di genere, ma il governo di fatto incassa il primo riconoscimento formale da parte della Russia, oltre alla normalizzazione delle relazioni con i Paesi regionali. Cresce, invece, la distanza con la comunità euro-atlantica, mentre gli Stati Uniti pongono fine agli aiuti finanziari con conseguenze deleterie per la popolazione, che sconta una gravissima crisi umanitaria, approfondita dai flussi migratori di ritorno e dal blocco all’estero delle riserve della Banca centrale afghana. Quali scenari per il paese, tornato nelle mani dei Talebani ad agosto del 2021?

Due link per capire, il primo dell'ISPI e il secondo di VaticanNews:

https://a7b4e4.emailsp.com/f/rnl.aspx/?fjd=rytw_y.-ge=tyah0=ouqx/8-70.=&:1e34769&x=pp&wx0b49c16dax.5g=rxwwtNCLM

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2025-08/afghanistan-emergenza-umanitaria-telebani.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterVN-IT

Gerusalemme, nasce l’associazione di ebrei convertiti al cattolicesimo

L’Association of Hebrew Catholics accoglie ebrei convertiti al cattolicesimo e celebra le festività ebraiche mettendo al centro la luce di Cristo. In attesa dell’approvazione del card. Pizzaballa.


Nata l’8 agosto 2025, nella Chiesa siro-cattolica di San Tommaso, è un’iniziativa destinata a offrire un luogo di accoglienza e sostegno agli ebrei convertiti al cattolicesimo in Israele.

La data non è casuale ma coincide con la vigilia della festa di Santa Edith Stein, una filosofa ed educatrice tedesca di origine ebraica che si convertì al cattolicesimo e divenne carmelitana...

L'intera notizia della redazione dell'UCCR è a questo link:

https://www.uccronline.it/2025/08/15/gerusalemme-nasce-lassociazione-di-ebrei-convertiti-cattolici/

XX Domenica PA - Lc 12,49-53

Da quando il fuoco dello Spirito brucia e la potenza della Parola del Vangelo corre, non è possibile la neutralità. Quanti accolgono il suo messaggio aderiranno alla vita del Padre, gli altri lo avverseranno in ogni modo. Non sarà quindi un conflitto tra fratelli ma tra chi accoglierà lo Spirito e diverrà datore di vita e chi rimarrà agganciato al suo vecchio mondo, alle ricchezze che arrugginiscono e saranno corrotte dalla tignola.

 


Seguendo Luca, siamo stati abituati a incontrare un Gesù paziente, che ripete senza stancarsi con dolcezza per farsi capire bene nonostante l’ottusità, le provocazioni, le incomprensioni. Questo fino a domenica scorsa dove ha insistito molto sulla necessità di rimanere costantemente vigilanti senza stancarsi non per paura, ma perché l’attenzione all’altro, il farsi prossimo a chiunque abbia qualsiasi bisogno è il suo modo di essere che chiede sia anche quello dei suoi discepoli. Ha invitato a non aver pausa di essere “un piccolo resto” perché il Regno di Dio non è opera dei discepoli ma del Signore. A questi il compito di farlo emergere nella propria realtà spostando il proprio baricentro dai forzieri dove i soldi si accumulano e arrugginiscono all’altro uomo che è non solo immagine, ma nel quale il Padre ha posto la sua dimora. È questo il tesoro inesauribile che rende “ricchi per Dio” al quale ci si deve rivolgere come a un padre, ascoltandolo per riuscire a fare la sua volontà ed avere la capacità di farsi prossimo. L’ascolto precede il fare come l’episodio dell’ospitalità di Marta e Maria ha insegnato.

I pochi versetti di oggi sembrano allontanarsi da questa immagine del Signore che a prima vista ci appare come desideroso di appiccicare fuoco prima possibile, quasi angosciato fino ad esserne oppresso, letteralmente schiacciato (è questo il senso del termine greco usato). Usa poi parole violente, promette conflitti, divisioni; quasi irride le aspettative di pacificazione che ci si aspettava da lui nelle nostre realtà volentieri irte di difficoltà.

È necessario ricordare che nel mondo culturale dove lui ha vissuto si confrontavano due grandi correnti che, a loro volta, si suddividevano in diversi rivoli che giungevano anche a contrapporsi gli uni agli altri. Tagliando con l’accetta si possono sintetizzare in coloro che facevano riferimento al Pentateuco di Mosè e in coloro che invece facevano riferimento al Pentateuco di Enoc. Da questo secondo dipendevano i messianismi apocalittici e l’intero mondo essenico del quale Qumran era una piccola frazione scismatica. Solo negli ultimi 50 anni si hanno avuto gli strumenti per poter avere un’idea e ricostruire questo mondo culturale. Gli studi in merito stanno proseguendo ma è certo che all’epoca di Gesù le due correnti erano ampiamente conosciute da tutti e il dibattito tra gli aderenti alle due diverse opzioni anche molto accesi. C’è chi è giunto ad ipotizzare che nel Tempio di Gerusalemme ci fosse non un solo armadio con il Pentateuco di Mosè, ma anche un secondo con quello di Enoc. Per evitarne la distruzione da parte dei Romani, c’è chi pensa che le due Scritture siano state nascoste nelle grotte di Qumran, alcune delle quali hanno proprio una struttura di tipo “archivistico”, quasi come una biblioteca. A questa tradizione attinge a piene mani anche S. Paolo. Senza riferirsi a quest’ultima non sarebbe comprensibile il suo back-ground e nemmeno quanto predicava Giovanni il Precursore che ritroviamo negli Evangeli: “l’ira è imminente … la scure posta alla radice degli alberi …” (Lc 3). 

In questa pericope Gesù usa un linguaggio apocalittico ma il contenuto riguarda la sua vita, il suo compito, il mandato ricevuto dal Padre. Il “fuoco” al quale lui si riferisce non è quello chiesto da Giovanni e Giacomo per distruggere quanti non li avevano accolti e nemmeno quello che era atteso nel giudizio per bruciare il male e il peccato. Il suo “fuoco” è quello dello Spirito datore di vita che sarà il frutto della sua morte ed è il “battesimo nel quale sarò battezzato”, immerso. È questo desiderio che brucia dentro Gesù e che desidera si avveri presto.

Poi per chiarire afferma che quanto avverrà costringerà a prendere posizione e, parafrasando il profeta Michea, afferma che lui è venuto per dividere. Simeone all’inizio dell’Evangelo di Luca aveva profetizzato ai suoi genitori che quel bambino sarebbe stato segno di contraddizione, la rovina o la risurrezione per molti. Lo sarà fino sulla croce quando dei due con-crocefissi con lui, uno lo denigra e l’altro lo supplica.

 Lui è “segno di contraddizione affinché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2,34). Del resto, questa forza “chirurgica” è propria della parola di Dio: essa penetra come spada a doppio taglio nel profondo della personamettendo in crisi. Quello che Gesù pronuncia è parola di grazia (Lc 4,22), ma al contempo parola di giudizio, che fa discernere, spinge a una opzione. Nessuna realtà si può sottrarre, nemmeno quella delle famiglie.

L’evento Gesù di Nazaret provoca un nuovo inizio storico. “D’ora in poi” (v. 52) scrive Luca, cioè dall’evento pasquale in poi, ovvero nel tempo della chiesa, il nostro oggi, la potenza della Parola provocherà un movimento di verità, di svelamento dei cuori. Da quando il fuoco dello Spirito brucia e la potenza della Parola del Vangelo corre, non è possibile la neutralità.

Quanti accolgono il suo messaggio aderiranno alla vita del Padre, gli altri lo avverseranno in ogni modo. Non sarà quindi un conflitto tra fratelli ma tra chi accoglierà lo Spirito e diverrà datore di vita e chi rimarrà agganciato al suo vecchio mondo, alle ricchezze che arrugginiscono e saranno corrotte dalla tignola.

(BiGio)

 

USA: Chiesa e Nazione al tempo di Leone XIV

Il conclave che ha portato all’elezione di papa Leone XIV è stato molto più geopolitico di quanto i suoi attori principali siano stati disponibili a riconoscere. Perché il sentire globale ha chiaramente individuato negli Stati Uniti di Trump un tema decisivo per il prossimo papato?


Non solo, esso ha anche mostrato che, quando si tratta di prendere posizione all’interno di un ordine mondiale in via di profonda trasformazione, se non addirittura in disfacimento, la Chiesa cattolica riesce a decidere nei tempi dovuti dall’emergenza del contesto globale. Il temuto effetto dispersivo, legato alla strategia delle nomine cardinalizie messa in atto da papa Francesco, non c’è stato. Anzi, quella strategia si è rivelata un’opportunità per raccogliere intorno al nuovo papa un sentire diffuso lungo tutto l’arco della terra....

L'articolo di Marcello Neri è a questo link:

https://www.settimananews.it/informazione-internazionale/usa-chiesa-nazione-al-tempo-leone-xiv/?utm_source=newsletter-2025-08-12

L'odio soffocante e la deriva di un Occidente che non sa più decidere

Per quanto possiamo capire, l'odio che si respira a Gaza è soffocante. La violenza esercitata contro i palestinesi sta portando alla loro disumanizzazione: li si sopprime fisicamente ma si cerca anche di liquidarne le tradizioni, di distruggerne la cultura, di abbrutirli nella carestia e in scontri fratricidi. 

Le bombe e i rastrellamenti non sembrano scalfire Hamas; in compenso spingono i gazawi verso una condizione disperata e dalla vergogna, dal dolore e dalla fame sembra scaturire una rabbia vulcanica, un odio fisico, palpabile, custodito come un tesoro: la pazzia omicida, lo dicevano tanti anni fa Frantz Fanon e Jean Paul Sartre, «è l'inconscio collettivo dei colonizzati», così come la molla ultima che li spinge verso il fanatismo religioso restringendo il loro orizzonte politico ed esistenziale a un solo obbiettivo: cacciare l'occupante con tutti i mezzi, anche con ...

L'articolo di Giovanni De Luna è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202508/250805deluna.pdf

«All'origine del cristianesimo c'è l’altro»

Autrice di Vivre au risque de l'autre. La Bible contre l'identitarisme (Vivere al rischio dell'altro. La Bibbia contro l'identitarismo), la teologa Anne-Marie Pelletier denuncia l'identitarismo che sta conquistando una parte del mondo cattolico e torna alle radici di un'identità cristiana aperta allo straniero. 


«Il dramma del cristianesimo contemporaneo è forse meno il suo declino che il suo “snaturaturamento” [dénaturation], che consiste nel pretendere di difenderlo ripiegandolo su se stesso», lei scrive. Cosa intende dire?
 

Credo che sia davvero miope concentrarsi sul fenomeno della secolarizzazione, che ha fatto passare i cristiani nei nostri paesi da una situazione di egemonia sociale ad una di minoranza. Di fatto, stiamo vivendo un momento di grandi sconvolgimenti, di cambiamenti antropologici, che stanno stravolgendo le identità tradizionali.....


L'intervista a cura di Marion Rousset è a questo link:


https://www.ilblogdienzobianchi.it/blog-detail/post/288558/%C2%ABallorigine-del-cristianesimo-c%C3%A8-l%E2%80%99altro%C2%BB

Festa di Maria assunta alla gloria celeste - Lc 1,39-56

Ovunque il credente vada, ovunque il credente, come Maria, rimanga, è fonte di benedizione per le persone e per tutta la casa e, in ultimo, per l’intera umanità. Lo è perché “partecipando al pane unico” diventa il corpo del Signore e in quanto tale, vivendo come lui ha vissuto non potrebbe essere altrimenti.


Il titolo di questa festa “Assunzione in cielo di Maria” è una sintesi errata, un retaggio della filosofia dualistica greca: contraddice la Scrittura che considera l’uomo una unità inscindibile. Paolo scrivendo ai Corinti chiarisce che non è il corpo materiale che risorge, ma “un corpo spirituale” (1Cor 15,44). Inoltre la definizione del dogma non parla affatto di “assunta in cielo” ma afferma Maria come “Assunta alla gloria celeste” che non è un luogo, ma una condizione nuova come quella di suo figlio dopo la sua risurrezione. Maria non è una “privilegiata” ma il modello del destino che attende ogni uomo che crede “nell’adempimento delle parole del Signore”. 

La domanda che ci pone questa festa è se il Dio della vita può assistere impassibile alla sconfitta delle sue creature che hanno impresso in volto la sua immagine e che lui in loro “ha posto la sua dimora” (Gv 14,23). La risposta che oggi ci viene proposta è l’invito a contemplare in Maria il trionfo del Dio della vita; ci viene additata come il modello da imitare, lei che si è sempre fidata ed affidata a Dio e che per questo ha sempre saputo leggere gli eventi della sua vita e della storia con gli occhi del Padre.

Il suo grido iniziale di esultanza è “L’anima mia magnifica il Signore”: letteralmente “io rendo grande il Signore” con la mia fede ancorata alla sua fedeltà e alle sue promesse che colmano le nostre povertà, le nostre umili condizioni (v. 48). Per questo tutti possono cessare di sentirsi degli sconfitti perché la nostra realtà ci ha messo nella condizione di poter diventare destinatari delle tenerezze del Signore che non è l’Onnipotente ma il Potente che, nel rispetto delle sue creature e della loro libertà, riesce a compiere in loro, con loro e per loro azioni d’amore inattese e sorprendenti. Egli interviene in favore di chi ha bisogno di aiuto perché è “misericordioso” (v. 50), qualità che gli determina l’impulso irresistibile, ricambiato o meno, di correre a soccorrere coloro che ama. Lungo tutti i secoli, tutti quelli che lo hanno riconosciuto nella loro vita fidandosi di lui e della sua Parola, hanno sempre sperimentato la sua tenerezza e le sue premure che ha mostrato con “la forza del suo braccio” (v 51). Con questa “ha disperso gli arroganti” non certo umiliandoli ma, rivolgendo loro la sua parola di padre, li converte e i loro cuori sono trasformati in umili servi dei loro fratelli. 

È un mondo nuovo, il Regno di Dio che Maria qui sta annunciando dove sono rovesciati i potenti dai troni ed elevati i miseri (v. 52). Non è certamente un semplice capovolgimento di ruoli (è banale il solo pensarlo) ma il dono a tutti di un cuore nuovo uguale a quello di Maria; come quello di Gesù votato al servizio e non al dominio, dove la cupidigia (“la radice di tutti i mali” 1Tm 6,10) non esisterà più e tutti comprenderanno che “anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni” (Lc 12,15) e si convinceranno che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20,35).

A ben vedere con quel “Ha ricolmato di beni gli affamati”, è anticipato quel “Beati gli affamati perché saranno saziati” e pure quel “ha rimandato i ricchi a mani vuote” in un mondo nel quale la ricchezza era il segno della benevolenza divina.

La pericope evangelica si conclude con l’annotazione “Maria rimase con lei circa tre mesi poi tornò a casa sua”. Identica espressione a quella che si trova nel secondo libro di Samuele (6, 11), “L’arca del Signore rimase tre mesi in casa di Obed-Edom di Gat e il Signore benedisse Obed-Edon e tutta la sua casa”.

Quindi la presenza di Maria, l’arca della Nuova Alleanza (“nuova” non perché “diversa” da quella sinaitica, bensì perché resa “eterna” nei suoi effetti con la morte e risurrezione di Cristo), nella quale non sono contenute le Tavole della Legge ma Gesù espressione dell’amore di Dio per l’umanità, è rappresentata la bellezza della buona notizia. Ovunque il credente vada, ovunque il credente, come Maria, rimanga, è fonte di benedizione per le persone e per tutta la casa e, in ultimo, per l’intera umanità. Lo è perché “partecipando al pane unico” diventa il corpo del Signore e in quanto tale, vivendo come lui ha vissuto non potrebbe essere altrimenti.

(BiGio)

Congo: Komanda, una terra in lutto

Erano venuti per celebrare la luce. Ahimè! È stata l’ombra a inghiottirli. Nella sala Caritas di Komanda, gli inni, i ritmi, le melodie, i canti, i canti di speranza sono stati zittiti dal fragore delle lame e dalle urla


La croce si è eretta quella sera, non in segno di vittoria, ma di silenzioso martirio. Tra incenso e cenere, la veglia eucaristica si è trasformata in un incubo: una quarantina di anime falciate nello slancio della fede. Komanda, ferita, ora mormora le sue preghiere tra le rovine. Le stesse stelle sembrano piangere in silenzio. Una tragedia, un dramma sconvolgente ha colpito Komanda, nell’Ituri,...

L'articolo di 

"Netanyahu sbaglia tutto, l'unica via è un'intesa per i due Stati"

«Il nostro appello ha ricevuto molte adesioni nella società civile. La società israeliana, però, è divisa. C'è chi ci vede come traditori del nostro passato, ma non li ascoltiamo. Ci sono vite reali in ballo». Ami Ayalon, ex capo dello Shin Bet dal 1996 al 2000, è tra i principali promotori del messaggio lanciato da un nutrito gruppo di ex capi dei servizi segreti, compresi big del Mossad, al governo di Tel Aviv per mettere la parola fine al conflitto.


La linea è ballerina da Kerem Maharal, piccolo insediamento nel Nord di Israele, dove vive. «Le montagne mi riempiono gli occhi, è una comunità piccola costruita da Dio, che scese sulla Terra e decise che non ci fosse la guerra - dice -. Ma il disastro umano che stiamo vivendo in Medio Oriente sostiene il contrario».

Dalle zone del conflitto che cosa le arriva?

«Io ci sono stato sul campo di battaglia. Non siamo più davanti a una guerra tra israeliani e Hamas. Non si distinguono i terroristi perché non indossano le uniformi. Così ogni palestinese diventa una minaccia»....

L'intervista a Ami Ayalon a cura di Giovanni Turi è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202508/250805ayalonturi.pdf

Troppo tardi...

Il presidente Donald Trump e i suoi sostenitori hanno trasformato il governo degli Stati Uniti in una macchina da guerra che usa mezzi crudeli e spesso immorali e illegali per accumulare potere e proteggere e aumentare la ricchezza di pochi eletti, in particolare lo stesso Trump.

Programmi sanitari fondamentali che proteggono milioni di americani poveri sono a rischio. I ricercatori che si occupano di malattie, cambiamenti climatici e altre crisi sono stati licenziati. I soccorsi in caso di incendi, tempeste e inondazioni sono essi stessi un disastro a causa dei tagli al budget e al personale. Gli aiuti alle regioni povere del mondo sono stati interrotti senza preavviso, spiegazioni o piani alternativi.

L'articolo di William Grimm è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202508/250805grimm.pdf

Ruolo e figura del prete in una Chiesa minoritaria

Mentre in Francia si registra un costante calo delle ordinazioni, il gesuita e sociologo Charles Delhez invita ad aprire un dibattito sul ruolo e sulla figura del prete in una Chiesa divenuta minoranza. Quella che viene comunemente definita «crisi delle vocazioni» corrisponde, secondo lui, a un cambiamento profondo nel volto delle comunità cristiane in Occidente. 


I giornali di fine giugno titolavano: Le ordinazioni tornano a calare. Ma non erano già a un livello molto basso? «Una società che non produce più preti è una società che non desidera più riprodursi secondo il modello religioso del suo passato», affermava tempo fa il gesuita Joseph Moingt. È evidente che il modello attuale del prete non attrae più le nuove generazioni, salvo alcune minoranze in ambienti circoscritti. Una Chiesa clerico-centrica non sembra avere più futuro....

La riflessione di 

Un estremismo nutre l’altro: perciò Hamas resta in piedi

Nessuno vuole Hamas ma il gruppo di resistenza palestinese non può essere né vinto né messo da parte. La scelta dei palestinesi può sembrarci estrema, ma è una decisione logica. Sono in lotta per sopravvivere come popolo. È la sindrome di Masada: vivere liberi o morire

La tregua che non arriva per Gaza ruota attorno alla questione di Hamas: il premier israeliano negozia con essa pur accusandola di terrorismo. Macron riconosce lo stato di Palestina senza Hamas; la Lega Araba per la prima volta la condanna; gli aiuti umanitari si dice non vengano distribuiti a causa di Hamas; i clan tribali di Gaza vorrebbero sostituirla... Nessuno ne riconosce il ruolo, ma Hamas resta inevitabile: non si può fare a meno di considerarla, è questa la sua conquista....

L'articolo di Massimo Giro è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202508/250806giro.pdf