Di fronte al conflitto israelo-palestinese, ci sono 4 possibili alternative

Una analisi che condivido appieno
(BiGio)
Per quanto difficile occorre mantenere in vita l'appello alla ragione, alla politica come ricerca di soluzioni giuste di compromesso. L'estremismo degli uni non si combatte appiattendosi a sostegno dell'estremismo degli altri. Un'altra via e' possibile, che non sia quella dell'indifferenza o della scelta di parte: e' quella della pace e della convivenza tra i due popoli e della lotta trasversale contro gli estremisti e i seminatori di odio.

(1) girarsi dall'altra parte (e' la piu' ripugnante, ma lo facciamo con tutti gli altri conflitti, che non riempiono le piazze e non suscitano indignazioni e accuse di genocidio);
(2) sostenere a spada tratta (senza alcun spirito autocritico) gli israeliani che sono stati vittime di un attacco efferato e sono il bastione principale nella regione contro il fondamentalismo islamico (ma se questo e' fatto senza alcun distinguo significa non solo difendere il sacrosanto diritto di Israele ad esistere, ma trovarsi al fianco anche di gruppi impresentabili dell'ultra-destra israeliana che vorrebbero il grande Israele "dal fiume al mare" senza i palestinesi)
(3) sostenere a spada tratta (senza alcun spirito autocritico) i palestinesi che sono vittime di una situazione di ingiustizia e di un contrattacco violento (ma se questo e' fatto senza alcun distinguo significa non solo difendere i sacrosanti diritti dei palestinesi, ma trovarsi al fianco anche di gruppi impresentabili dell'estremismo palestinese che vorrebbero la grande Palestina "dal fiume al mare" senza gli israeliani).
(4) schierarsi a sostegno delle popolazioni civili contro le forze estremiste di entrambi i campi, al fianco dei movimenti di opposizione attivi in Israele e in Palestina. Non si tratta di "equidistanza", ma di una scelta di campo trasversale a sostegno di quanti vorrebbero non l'eliminazione degli uni e degli altri, la scomparsa dello Stato di Israele o l'espulsione in massa dei palestinesi, ma un futuro di convivenza tra israeliani e palestinesi e la fine di questa guerra infinita.
Purtroppo i movimenti ProPal in Occidente (spesso camuffandosi come movimenti "per la pace") si sono schierati sulla terza posizione, accettando acriticamente la narrativa estremista del genocidio e della distruzione dello stato coloniale sionista, una narrativa che ha distorto i fatti in una propaganda a senso unico, acuendo i conflitti e ostacolando di fatto la ricerca di ogni prospettiva di convivenza e riconciliazione. Ci sono poche eccezioni (come la recente bella dichiarazione congiunta del Card Zuppi e della comunita' ebraica bolognese) ma a dominare e' una visione manichea e polarizzata che non accetta alcuna sfumatura, alcuna autocritica, pro o contro gli israeliani (tutti criminali), pro o contro i palestinesi (tutti terroristi). Sui social si riversa una montagna di odio che non conosce dubbi, che disumanizza il "nemico" e bolla come "complici" chiunque non si allinei alle posizioni piu' estreme, e non si fa scrupolo di usare i mezzi piu' vergognosi di disinformazione pur di far leva sulle reazioni piu' viscerali.
Per quanto difficile occorre mantenere in vita l'appello alla ragione, alla politica come ricerca di soluzioni giuste di compromesso. L'estremismo degli uni non si combatte appiattendosi a sostegno dell'estremismo degli altri. Un'altra via e' possibile, che non sia quella dell'indifferenza o della scelta di parte: e' quella della pace e della convivenza tra i due popoli e della lotta trasversale contro gli estremisti e i seminatori di odio.

(Gabriele Boccaccini)

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