“Vittima dell’inganno di questo secolo, che rincorre il mito di forme avvenenti, e di chirurgia estetica” è la Contessa Miseria cantata da Carmen Consoli nel suo celebre successo del 1997. A distanza di quasi trent’anni, l’attualità di questi versi è ancora intatta e il ritocchino è sempre di moda.
Il report è a questo link: https://www.demos.it/a02334.php
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Il bisogno di cambiare per essere più apprezzati
Jean Seberg è l'attrice simbolo della Nouvelle Vague francese, resa immortale da Jean-Luc Godard in "Fino all'ultimo respiro" (1960). L'immortalità del mondo dello spettacolo, quella che dura a stento una generazione. Suppongo che i più l'abbiano dimenticata, ma non gli appassionati di cinema. Eppure la vita di Jean Seberg era stata travagliata al punto che nel 2019 il regista Benedict Andrews le ha dedicato un film (con l'attrice Kristen Stewart al suo posto). La storia è centrata sul legame ideologico e sentimentale di Seberg con Hakim Jamal delle Pantere Nere, un movimento statunitense contro il razzismo dei bianchi. Ovviamente per un'attrice impersonificare un'altra attrice famosa è una grande sfida. Kristin Stewart è brava, però nella sua ricostruzione manca qualcosa. Confrontando i due film, quello del 1960 e quello del 2019, alla fine credo di aver capito la differenza. Fuori dal set la non-attrice Jean Seberg desiderava cambiare il mondo. Per questo era stata perseguitata dal Fbi che, segretamente, aveva tramato per offuscarne la reputazione. Kristine Stewart invece è nata ed è sempre vissuta nel mondo dello spettacolo. Entrambe le attrici sono belle e sanno di esserlo. Ma alla Jean Seberg originale questo non importava affatto. Lei non si adattava all'esistente e cercava di lottare per un altro futuro. A una persona bella può non importare d'essere bella perché sa che questo è il risultato della lotteria biologica, del caso. Quella persona diventerà più bella proprio se, e solo se, altre cose saranno per lei più rilevanti. Sospetto così che approvare la modificazione in un presunto "meglio" delle apparenze e delle fattezze dateci dalla Natura sia una spia di qualcosa di profondo, della pasta cioè di una persona. Per questo il sondaggio qui pubblicato è interessante. Si può capire come mai dai 45 ai 64 anni si cerchino di bloccare i segni della vecchiaia nel tentativo di allungare così la giovinezza (illusoriamente? non importa). Ma quando si è giovani, con tutta la vita davanti, perché si desidera modificare l'aspetto di quel corpo speciale e unico che il destino ci ha assegnato? Forse questo non è tanto un segno di insicurezza, ma di speranza. La perversa speranza di poter così essere più apprezzati non solo dagli altri ma, in primo luogo, da sé stessi. Il sondaggio mostra che, anche tra le persone meno anziane, la percentuale di chi accetta la chirurgia estetica è molto alta. Beninteso, mai generalizzare. Basta guardare al numero crescente di giovani che cercano in terre lontane un destino migliore. Jean Seberg veniva dal remoto Midwest americano e non è mai riuscita a trovarlo. Il finale ipnotico di "Fino all'ultimo respiro", in cui l'affascinante attrice volge la testa al mondo, anticipa forse il suo tragico destino.
(Paolo Legrenzi)
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