Pochi saggi storici recenti hanno generato un dibattito tanto acceso e polarizzato quanto L’invenzione del popolo ebraico di Shlomo Sand. Pubblicato originariamente in ebraico nel 2008, il volume si è rapidamente imposto all’attenzione internazionale, venendo acclamato da storici di fama come Eric Hobsbawm e Tony Judt come un’opera fondamentale e coraggiosa, e al contempo denunciato da numerosi accademici come un pamphlet politicamente motivato e storicamente inaccurato.
Il libro si presenta come un atto di iconoclastia intellettuale, il cui scopo dichiarato è smantellare sistematicamente quelli che Sand considera i miti fondativi del nazionalismo ebraico e, di conseguenza, le basi ideologiche su cui poggia lo Stato d’Israele. La tesi centrale di Sand è tanto semplice nella sua formulazione quanto radicale nelle sue implicazioni: il “popolo ebraico”, inteso come un ethnoscontinuo e omogeneo, con un’origine biologica comune e una storia ininterrotta di esilio dalla propria patria, non è una realtà storica millenaria, bensì ...
La recensione critica di Adriano Virgili è a questo link:
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