Alcol e droga per sentirsi più cool così la musica trap influenza i giovani

Non basta più essere "cool", ora bisogna essere sopra le righe, in tutto. Nelle stories di TikTok come nelle piazze, nei testi trap come nei look del sabato sera. L'eccesso è diventato la nuova misura delle cose. Se non esageri, semplicemente non esisti.


Lo sanno bene i ragazzi della Generazione Z, cresciuti a colpi di autotune e filtri Instagram: imitano i loro idoli musicali nel modo di parlare, di muoversi, di vestirsi. Due su tre lo ammettono apertamente. E un terzo si riconosce nei testi pop e trap che esaltano soldi, droga, violenza e sballo. Non più semplice intrattenimento: la musica diventa un vero e proprio manuale di comportamento e i social la sua cassa di risonanza. 

È questo quanto emerge dal report commissionato dal dipartimento per l'informazione, intitolato "La normalità dell'eccesso: come i media orientano la cultura giovanile", presentato dal sottosegretario all'editoria, Alberto Barachini, durante la VII Conferenza Nazionale sulle Dipendenze all'Auditorium della Tecnica di Roma il 7 e 8 novembre. «Nelle nostre campagne ha trovato ampio spazio la sensibilizzazione contro le dipendenze da alcol e sostanze stupefacenti ha detto il Sottosegretario all'editoria. Dall'ultima ricerca che abbiamo commissionato emerge un dato allarmante: 2 giovani su 3 considerano normale il cosiddetto "sballo" attraverso il consumo di alcol e droghe.

Un fenomeno preoccupante che va contrastato anche costruendo una nuova consapevolezza individuale e pubblica». E i numeri del report sono una doccia fredda per chi ancora parla di "ragazzate": sei giovani su dieci considerano lo sballo una parte "normale" della socialità; nove su dieci bevono regolarmente alcolici; e tra i più giovani (25-34 anni) la metà ritiene che ubriacarsi sia "normale" nel proprio ambiente. «Il dato è critico osserva Barachini perché mostra come questo non sia più percepito come un eccesso, ma come una abitudine che porta a fare gruppo». Un linguaggio dell'eccesso che nasce spesso proprio dalla musica. L'universo trap e rap, con i suoi beat ipnotici e i testi crudi, ha trasformato il "rischio" in estetica.

Quasi il 73% dei ragazzi tra i 16 e i 24 anni pensa che molti artisti spingano all'emulazione di stili di vita pericolosi, e uno su tre ammette di sentirsi influenzato da testi che esaltano droga, alcol e violenza. Nei videoclip come nei social, l'eccesso è la divisa del gruppo: chi resta sobrio è fuori scena. Il 46% dei giovani partecipa a feste solo per paura di restare escluso, e sei su dieci confessano di spingersi oltre i propri limiti "per non essere giudicati". Ma è sui social che la rappresentazione si fa realtà. La rete normalizza l'abuso di sostanze: il 67% pensa che vengano usate «più per divertirsi che per sfuggire ai problemi», mentre due ragazzi su tre pensano che le droghe leggere siano ormai socialmente accettate. A dominare l'immaginario sono i cantanti-eroi, i trapper e i creator che trasformano l'eccesso in linguaggio condiviso. Per il 60% dei ragazzi, sono proprio loro più di sportivi, attori o modelle a orientare gusti, stili di vita e persino valori. Sul piano mediatico, il 58% dei giovani continua a informarsi tramite televisione, ma sono i social network (per il 20%) a dettare il linguaggio e i codici del reale. Lì la trasgressione si misura in visualizzazioni e like. Eppure, dietro l'apparente emancipazione digitale, si nasconde una nuova forma di conformismo. Barachini invita a invertire la rotta partendo dai linguaggi, «Accompagnando azioni concrete, con una comunicazione istituzionale capace di coinvolgere i giovani». 

(Laura Pace)

(per Il Gazzettino)


Nessun commento:

Posta un commento