Siamo al centro del Tempo del Creato ed è un periodo speciale dell'anno dedicato alla riflessione, alla preghiera e all'azione per la salvaguardia del Creato, nostra casa comune. Celebrato dal 1° settembre al 4 ottobre, ogni anno propone un tema specifico accompagnato da un passo biblico di riferimento.
Quest'anno siamo invitati a meditare su Isaia 32,14-18, un vaticinio pronunciato durante la crisi assira (703-701 aC), in un contesto in cui il profeta alterna minacce a promesse di salvezza. Il brano si apre con un duro monito rivolto alle donne di Gerusalemme, annunciando una calamità imminente che ridurrà la città a un luogo desolato, buono solo per il pascolo di greggi e asini selvatici (v. 14). Queste parole risuonano oggi con straziante attualità: la terra geme, le foreste bruciano, le guerre devastano, l'inquinamento uccide, l'emergenza climatica incombe. Come ci ricorda Papa Francesco, «il grido della terra è il grido dei poveri» (Laudato Si' 49). Eppure, tutto sembra soffocato da un martellante rumore mediatico, da parole vuote e dall'indifferenza generale, lasciandoci spesso impotenti di fronte alla devastazione di un Creato violato e sfruttato. Ma Isaia non si ferma alla desolazione: il suo sguardo va oltre, verso un futuro redento. Profetizza un tempo in cui lo Spirito di Dio si riverserà sul mondo, inaugurando una nuova era: «Allora il deserto diventerà un giardino, e il giardino una foresta» (v. 15). In quel giorno, diritto e giustizia abiteranno la terra, e la pratica della giustizia genererà pace. In chiave messianica, il profeta ci assicura che Dio non abbandona il suo popolo: lo Spirito Santo trasformerà la terra, convertendo il deserto in vita, l'ingiustizia in equità, la violenza in armonia.
Tutte le Chiese cristiane credono nella potenza rigeneratrice dello Spirito e sono chiamate a invocarlo come fonte di unità, speranza e conversione. Solo così il popolo di Dio potrà abitare una «dimora di pace», stabile e riconciliata con la terra e con tutte le creature. Una speranza che non è illusione, ma promessa di rinascita, purché ci sia un impegno autentico verso la conversione integrale.
«Praticare la giustizia darà la pace» (v. 18). Isaia ci svela una verità profonda: non c'è pace senza giustizia-sociale, ecologica, economica. Il Tempo del Creato è il momento propizio per approfondire la coscienza della crisi ambientale e illuminare le connessioni tra uomo, economia e natura. È il tempo di rafforzare l'impegno per una conversione ecologica che, come ricorda Papa Francesco, «deve tradursi in atteggiamenti e comportamenti concreti più rispettosi del creato» (Messaggio, 1° settembre 2016), orientandoci verso stili di vita più sobri, giusti e sostenibili.
«Il mio popolo abiterà in una dimora di pace…». Questa è la visione ecumenica a cui tenere: un'umanità riconciliata, dove le spade si mutano in aratri e le divisioni in comunione. L'impegno delle Chiese per una conversione integrale diventa testimonianza profetica al mondo, mostrando l'amore di Dio per ogni creatura, specie per i più fragili. Uniti nella preghiera e nell’azione, i cristiani possono essere semi di speranza, segno tangibile di un mondo riconciliato con Dio, con il prossimo e con il Creato.
(D. Donato Giordani Monaco Benedettino)
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