Di fronte a un pensiero nascosto che era ed è una presa in giro, c'è l'annuncio escatologico dell’avvento del Figlio dell’Uomo che nella sua gloria smaschererà ogni agire portando alla luce ciò che normalmente rimane nascosto e nascondiamo bene tenendoli come i famosi “scheletri negli armadi” (chi non ne ha?), bruciando questi ultimi come paglia e raccogliendo ogni chicco di grano
La prima domenica di Avvento ha ripreso il tema della penultima domenica dello scorso Anno Liturgico ponendo l’accento sulla parusia ovvero sulla venuta nella gloria di Gesù alla fine del tempo. Al centro, tra queste due domeniche, c’è stata la Festa di Cristo Re il cui ruolo è quello di fare da sintesi tra un cammino di conoscenza e invito alla sequela di Gesù secondo uno dei sinottici (Luca l’anno scorso) e l’avvio di un analogo percorso secondo lo specifico taglio dato da un altro evangelista (Matteo quest’anno). L’obiettivo dell’Evangelo di Domenica scorsa è stato quello di richiamare l’attenzione sul fatto che ogni evento futuro è approntato dal presente e siamo chiamati a prepararlo coscientemente nel quotidiano. Gli esempi fatti da Gesù hanno fatto porre l’attenzione sull’agire di Noè e riflettere sul caso dei due uomini “uno preso e l’altro lasciato” e due donne “una presa e l’altra lasciata” a dirci che alla venuta del Signore ciò che verrà alla luce è, non tanto quello che si è fatto, quanto il come abbiamo vissuto il presente. Prende allora senso quei tre imperativi che hanno chiuso la pericope della scorsa settimana “vegliate”, “cercare di capire”, “siate pronti”: il Signore certamente verrà e sarà il natale di una nuova creazione nel segno del Regno del Padre.
Oggi l’Evangelo inizia con l’espressione “In quei giorni” e non è affatto generica perché riprende espressioni simili presenti nei profeti (Zc 8,23; Ger 38,29; Gl 4,1) per indicare i tempi messianici, il momento del compimento del tempo, i tempi ultimi. Questo ci raccorda con le ultime domeniche e l’inizio del tempo di Avvento che si è visto non è tanto l’attesa della festa del Natale, quanto l’avvento del Risorto nella gloria che i cristiani sono chiamati ad attendere ed invocare nella gioia vivendo “alzando lo sguardo” osando il futuro con perseveranza e quel discernimento che solo la frequentazione della Scrittura può offrirci e garantirci.
È per questo che in questa seconda domenica di Avvento la Liturgia ci fa incontrare Giovanni il Precursore, uomo della parola più che battezzatore. Infatti la prima indicazione che ci viene data di lui è che “predicava nel deserto della Giudea” con totale libertà, senza peli sulla lingua, con un linguaggio coraggioso fino a raggiungere i toni aspri delle correnti apocalittiche del tempo.
È un uomo che, essendo di stirpe sacerdotale e con il padre che officiava nel Tempio di Gerusalemme, aveva davanti a sé un ruolo di prestigio assicurato. Ha avuto invece la capacità e il coraggio di operare una rottura osando un inizio che non aveva nulla di garantito. Lui però attendeva l’avvento del Messia, cercava di capire i segni dei tempi, di essere pronto per la sua venuta nella perseveranza e nel discernimento quotidiano pur essendo cosciente che non sarebbe stato per nulla facile identificarlo. Questo anche perché le caratteristiche del Messia erano anche molto diverse tra le correnti messianiche apocalittiche dell’epoca e nessuna prevedeva quelle che sono poi state incarnate da Gesù, tanto è vero che a un certo punto ha inviato dei messaggeri a chiedergli se era davvero lui quello che doveva venire (Mt 11,2).
Uomo essenziale il cui rigore del vivere gli consente di discernere le intenzioni di coloro che venivano a lui. Predicava un “battesimo di conversione” e anche “molti farisei e sadducei” componevano la folla. Un gesto liturgico non fa mai male e poi era l’occasione per vedere e ascoltare dal vivo quello che diceva questo personaggio diventato famoso. Un po’ come accade seppur più in altri ambiti con gli influencer o i concerti di cantanti famosi: non si può non andare, essere presenti in mezzo ad una folla per poi riprendere tranquillamente la propria strada come se nulla fosse accaduto o si sia ascoltato. Si è talmente abituati a vivere in una campagna elettorale permanente che, se si prende una parte, lo si fa più visceralmente che convinti dei messaggi trasmessi. Poi però magari ci si ritrova su crinali pericolosi e non scelti.
Facile farsi battezzare da Giovanni sperando che bastasse quel gesto ridotto a un rito vuoto illudendo se stessi e gli altri, pensando la propria vita e le proprie relazioni come un gioco sicuro che la propria posizione di rendita non potesse essere intaccata da nulla.
Ma lui invitava anche a convertirsi, a cambiare vita stroncando così sul nascere quel pensiero che diventava una presa in giro quasi blasfema e annuncia il giudizio escatologico che è quello che si è già trovato domenica scorsa e richiamato all’inizio: l’avvento del Figlio dell’Uomo nella sua gloria che smaschererà ogni agire, portando alla luce ciò che normalmente rimane nascosto e nascondiamo bene tenendoli come i famosi “scheletri negli armadi” (chi non ne ha?).
Certo il Messia nella persona di Gesù sarà mite e umile di cuore, non condannerà ma separerà il frumento e la paglia che è in ciascun uomo raccogliendo fino all’ultimo granello del primo e bruciando la seconda, ma salvando l’uomo perché lui non perderà nessuno di quelli che il Padre gli ha affidato.
(BiGio)
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