“Mostra di Arte Cinematografica” la mia opinione (2/3)

Dopo aver espresso allargando ieri (https://spigolando-spigolando.blogspot.com/2025/09/mostra-di-arte-cinematografica-la-mia.htmllo sguardo la mia opinione su due film che hanno polarizzato l’attenzione durante questa Mostra dell’Arte Cinematografica pubblicata sul Blog ieri, riprendo alcune altre idee sui film visti quest’anno.


Ho scritto che la qualità media è stata maggiore di quella della precedente edizione nel 2024 ma non sono mancati film che hanno fatto chiedere il perché fossero stati inseriti in concorso mentre altri più meritevoli e significativi non lo fossero come “Scarlet” del quale ieri ho motivato il perché mi sia piaciuto e avrebbe sicuramente lanciato una riflessione più ampia e costruttiva sulla nostra realtà così travagliata da guerre e il come uscirne fattivamente diventando realmente “operatori di pace”.

Mi riferisco in particolare a due: “Il testamento di Ann Lee” di Mona Fastvold (in concorso) e “In the hand of Dante” di Julian Schnabel (fuori concorso), ma anche a “Jay Kelly” di Noah Baumbach (in concorso). In quest’ultimo nel quale George Clooney gigioneggia come il peggior sprovveduto turista in Italia con una Alba Rohrwacher della quale non si capisce perché si abbassi a fare delle comparsate di così basso livello e qui mi fermo senza aggiungere altri commenti o ipotesi.

Il testamento di Ann Lee” fondatrice degli Shakers, un movimento cristiano spiritualista tra settecento ed ottocento poi scomparso, stordisce da una colonna sonora sparata a mille a seguire l’agitarsi degli aderenti a questo gruppo (ecco il perché di questo nome) e oltre a questo poco nulla.

In the hand of Dante” è un polpettone che ipotizza il ritrovamento da parte di un piccolo di affaristi del manoscritto della Divina Commedia che va difeso uccidendo tutti coloro con i quale vengono a contatto. Un’amica sceneggiatrice sempre graffiante che mantiene uno spiccato accento fiorentino seppur lavori tra Usa e Canada, ha affermato che l’unica cosa apprezzabile del film è quando ci si sbarazza di Beatrice facendola cadere con un forse inavvertito spintone in un baratro. Questo dice tutto.

Altro film scontato ed evitabile perché “già visto” è quello marchiato Netflix (questo dice tutto) di "A house of dynamite" di Kathryn Bigelow sul fallimento dell’intercetto di missile balistico forse nucleare lanciato da non si sa chi, nel quale l’unica nota può essere il suicido del Segretario della Difesa Usa che non sale su di un elicottero ma fa diritto quattro passi un più per cadere in un dirupo. Per il resto sono tre letture che si sovrappongono dell’unico evento senza portare a nulla con un finale aperto sul fatto che siamo seduti su di una bomba atomica e tutto pare lasciato al caso.

Non mi è piaciuto nemmeno “Mother” su madre Teresa di Calcutta a partire dalla colonna sonora. Non ho capito la suddivisione in 6 giorni quando il tempo è certamente più dilatato e il tratteggio della personalità mi è apparso troppo tagliato con il coltello.

 

Tutti gli altri film sono almeno “vedibili”, molti “godibili”, alcuni interessanti che possono essere sicuramenti raccomandabili a partire, ma senza con questo voler dare un ordine di importanza, da “Lo straniero” dal bellissimo romanzo di Camus nel quale il bianco/nero nel quale è girato assume intensità diverse rispetto agli eventi e la parte del carattere del personaggio che viene di volta in volta sottolineata. Potente poi il dialogo tra il condanno a morte e il prete. Il tutto si muove tentando di richiamare le atmosfere di Bresson e Bergman.

Il mago del Cremlino” con un condensato rigoroso di storia contemporanea e un’ultima parte nella quale l’autore Olivier Assayas, parlando della Russia, desidera far comprendere e riflettere sulla nostra realtà occidentale, verso dove si sta andando e tutti i suoi pericoli.

Padre madre fratello sorella” (che ha vinto il Leone d’Oro) è una riflessione sui rapporti familiari in tre diversi episodi nel quale l’ultimo forse cade troppo senza riuscirci appieno su di un piano affettivo/sentimentale legato alla morte improvvisa dei genitori in un incidente aereo e alla necessità di sgomberare il loro appartamento pieno di ricordi dei quali disfarsene è difficile.

Frankenstein” nella seconda parte del quale Guillermo Del Toro dà intensità ed umanità ai personaggi ma la prima parte appesantisce la narrazione ed alla fine i 149 minuti potevano essere decisamente meno.

À pied d’ouvre” di Valerie Donzelli (Leone alla sceneggiatura) è a mio avviso il film più riuscito di tutta la rassegna 2025, completo, significativo. Parla della difficoltà di oggi nel raggiungere i propri sogni, del lavoro precario, dei rapporti familiari, della solitudine esistenziale. Va certamente visto e non desidero rovinare la sorpresa.

Va certamente visto anche “Orfano” di Laszlo Nemes se non altro che per lo sguardo sperduto del suo piccolo interprete come “Bugonia” di Yorgos Lanthinmos nonostante il finale nel quale a mio avviso concentra tutta la sua ironia normalmente distribuita gradevolmente nell’intero arco dei suoi film come in “Povere creature” il Leone d’Oro di due anni fa. In questo caso diventa solo buffa e inutile.

Nessun’altra scelta” del coreano Park Chan-wook è una riflessione su cosa accade quando il lavoro viene a mancare perché sostituito dalle macchine prima ed ora dall’Intelligenza Artificiale.

Assolutamente da vedere “L’ultimo Vikingo” (perché fuori concorso?) un film sulla disabilità mentale nel quale il regista Anders Thomas Jensen conduce a riflette all’interno di una sapiente ironia, forse con un finale troppo “telefonato”.

L’amico silenzioso” di Ildikó Enyedi che ci fa entrare nel mondo vegetale facendo comprendere come non abbia solo uno scopo coreografico, ma come la sua vitalità sia importante e per alcuni aspetti paragonabile con quella umana. Al suo interno c’è poi un cameo di alto cinema quando l’interprete di uno dei tre filoni del film affronta l’esame per entrare, come prima donna, in una università.

Infine in "Un film fatto per bene" Franco Maresco con il suo solito stile graffiante ed ironico, confezione un film nel quale il divertimento è assicurato se si è sulla stessa corda, altrimenti si scappa via velocemente.

Desidero segnalare un ultimo film “Waking Hours” del quale c’è una presentazione in un apposito post che sarà pubblicato su questo Blog domani.

(BiGio)

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