Un dispositivo che sembra nuovo, figlio dell’epoca dei social network e della loro logica esibizionista, ma che, in realtà, ha radici antiche: si compila una lista, un catalogo di donne, le “proprie”, per ridurle a corpi da valutare, commentare, mettere in classifica da parte di un gruppo esteso di uomini.
Lista clandestina che raduna uno spogliatoio virtuale di maschi che nel turpiloquio e nell’insulto, nell’apprezzamento pesante e nelle fantasie porno estreme, realizzano, in una complicità gruppale innocentemente feroce, la degradazione maschilista del soggetto femminile a un oggetto di consumo. Il fatto che tutto ciò sia avvenuto rubando le immagini della propria donna per darle in pasto ad altri maschi non solo ribadisce una concezione padronale del rapporto, ma realizza altresì una fantasia perversa. Quale? ...
La riflessione di Massimo Recalcati è a questo link:
https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202508/250824recalcati.pdf
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