Temi Caldi / Attualità
Che servizio hanno reso davvero a Venezi i suoi promotori?
Un quarto degli israeliani pensa di lasciare il paese
L’indagine, condotta ad aprile di quest’anno, mostra che il 26% degli ebrei e il 30% degli arabi israeliani valuta la possibilità di emigrare.
L'articolo siglato d.r è a questo link:
https://moked.it/blog/2025/11/24/israele-un-quarto-degli-israeliani-pensa-di-lasciare-il-paese/
Notizie in breve ...
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1 Domenica di Avvento - Mt 24,37-44
Non ci è dato sapere il tempo.
Ci è dato solo amare nel tempo.
(Mariangela Gualtieri)
Non è un caso che ogni anno la prima domenica di Avvento riprenda il tema della penultima domenica dell’Anno Liturgico precedente e che queste pongano l’accento sulla parusia ovvero sulla venuta nella gloria di Gesù alla fine del tempo. Come non è un caso che al centro, tra queste due domeniche, ci sia la Festa di Cristo Re centrata su un Evangelo che richiami o si riferisca alla sua morte in croce (in Marco e Luca) o al Giudizio finale (in Matteo). Il ruolo di questa Festa è appunto quella di fare da sintesi tra un cammino di conoscenza e invito alla sequela di Gesù secondo uno dei sinottici e l’avvio di un analogo percorso secondo lo specifico taglio dato da un altro evangelista.
Già questo dovrebbe avvertirci che l’Avvento non è teso tanto al Natale, quanto al ritorno del Signore nella gloria e che il tempo liturgico che inizia oggi tenta di ravvivare questa attesa e il grido che dovrebbe essere costante di tutti i cristiani “Maranathà, vieni Signore Gesù, ritorna presto”.
L’attesa allora si caratterizza come un periodo teso a preparare il futuro anticipandolo, sperandolo, invocandolo; non un tempo limitato ma che a partire da queste quattro settimane dovrebbe supportare ogni istante della vita e dell’agire dei cristiani. L’attesa non è un tempo morto come è facile pensare, bensì la preparazione del futuro intervenendo nel presente perché è la soglia tra la storia e la manifestazione in pienezza del Regno di Dio.
L’Evangelo di oggi si raccorda benissimo con quello di due settimane fa e il quadro è il medesimo: i discepoli che ammirano il Tempio di Gerusalemme in tutto il suo splendore e Gesù che afferma gelandoli: ”non rimarrà pietra su pietra che non sia distrutta”. Come nel brano di Luca anche qui torna l’invito ad essere attenti, ad ascoltare, a vigilare cioè a imparare a discernere i segni dei tempi, a cogliere i “suggerimenti”, ovvero il “giudizio” di Dio che giunge puntuale anche se spesso in modo e tempi inattesi. Infatti quando i discepoli gli chiedono “quando accadrà questo?” Gesù pare eludere la risposta in realtà offre un insegnamento che rimane attuale per gli uomini di ogni tempo e, per farsi capire cita tre esempi.
Certo, questa pericope oggi può lasciare perplessi, dare origine a interpretazioni stravaganti oppure si presta, come purtroppo è stato fatto e ancora oggi a volte accade, a cercare di sottomettere con la paura i semplici. Queste interpretazioni hanno origine dalla mancata comprensione del genere letterario “apocalittico” molto usato al tempo di Gesù, ma che è piuttosto alieno dalla nostra mentalità e cultura. Un principio va sempre tenuto presente: L’Evangelo è, per sua natura, buona notizia, annuncio di gioia e speranza. Chi se ne serve per incutere spavento e per creare angosce lo sta usando in modo scorretto, allontanandoci dal suo vero significato.
Gesù fa degli esempi partendo da un racconto biblico: Noè seppe discernere i segni dei tempi e si salvò mentre i suoi contemporanei lo deridevano. Non vi è nulla di riprovevole in quanto facevano “mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito”: è la quotidianità come anche quella dei due uomini che lavorano nei campi e delle due donne che macinano alla mola. Il problema non è il che cosa facevano o si sta facendo, ma il come. Vivere il quotidiano con noncuranza come una routine senza fine, porta ad essere inconsapevoli di quello che si fa e si finisce a non rendersi conto di nulla in una esistenza incosciente.
Noè non ha evitato il diluvio, ma ha saputo e potuto affrontarlo attraversandolo, i suoi contemporanei non si resero conto di nulla ed il “giudizio” è sul come hanno vissuto prima della catastrofe. Anche nella nostra vita, magari colpevolizzandoci, a volte ci troviamo a riflettere che se avessimo agito in un altro modo probabilmente le cose sarebbero andate diversamente ma, a quel punto è troppo tardi. Ogni nostro evento futuro è approntato nel presente, siamo chiamati a prepararlo coscientemente nel quotidiano. Nel caso dei due uomini (uno preso e l’altro lasciato) e delle due donne (una presa e l’altra lasciata) ciò che viene e verrà alla luce è il come hanno vissuto il loro presente.
In questo periodo liturgico siamo chiamati a ravvivare l'attenzione sull'attesa della venuta, o meglio del ritorno del Signore. Questo sarà il momento nel quale saranno svelate e gettate nel fuoco ogni ambiguità, ogni negligenza, ogni supponenza; saranno invece portate alla luce ogni attenzione a quanto ci circonda, ogni speranza fattivamente perseguita con costanza nella fiducia capace di farci uscire dall’inerzia e dall’insapore nei quali i gesti quotidiani ripetuti, le abitudini, le solite relazioni possono trascinarci.
Ecco allora il senso di quei tre imperativi finali: “vegliate”, “cercare di capire”, “siate pronti”: il Signore certamente verrà e sarà il natale di una nuova creazione nel segno del Regno del Padre. Maranathà, buon cammino.
(BiGio)
Avvento: ma la venuta di chi attendono i cristiani?
L’inizio di ogni Anno Liturgico la liturgia ci accompagna a riscoprire l’attesa, a vivere la speranza e a coltivare l’esultanza per la venuta di Cristo nella storia e per il suo ritorno nella Parusia: è questo l’Avvento che oggi i cristiani sono chiamati a vivere e celebrare.
Oggi inizia il nuovo Anno Liturgico con la prima Domenica di Avvento. È un qualcosa che normalmente diamo per “scontato”. Ma ci siamo mai posti la domanda del “perché” con l’Avvento? Siamo sicuri che la nostra risposta sia quella corretta?
Per scoprirlo la domanda più precisa da porsi è: quale “avvento” attendono i cristiani? O meglio: la venuta di chi attendono i cristiani?
Si è abituati a legare questo periodo liturgico alla celebrazione del Natale di Gesù ma questa festa “celebra” un fatto già accaduto una volta per tutte e non si può “attendere” la venuta di un qualcosa che non può rinnovarsi. Nell’Incarnazione con la nascita di Gesù a Betlemme convenzionalmente 2025 anni fa Dio si è fatto uomo e come dice S. Giovanni nel suo Evangelo ha scelto di fare dell’umanità la sua dimora permanente. La nostra esperienza nella fede ce lo conferma.
Allora, la venuta di chi attendono i cristiani? Sempre di Gesù Cristo che ci ha promesso di tornare alla fine dei tempi nella gloria del Padre. È per questo che il “grido”, l’invocazione costante dei cristiani è (o dovrebbe essere): “Maranathà, vieni Signore Gesù”, mentre: “Io credo con fede piena e perfetta alla venuta del Messia e, benché tardi, io l’attendo ogni giorno” è una preghiera ebraica che ci unisce nell’attesa del Veniente.
Ma perché l’attesa della sua venuta definitiva viene sempre proposta alla fine di un Anno Liturgico e all’inizio del nuovo?
1. Perché si è terminato il cammino di un anno accompagnati da un Evangelista (Luca quest’anno) che ci ha proposto la sua comprensione di chi sia stato Gesù e nelle ultime domeniche ha proposto l’attesa dalla sua venuta (ritorno) richiamando i “tempi ultimi”. Nel nuovo Anno Liturgico il cammino di conoscenza e di adesione al Signore viene presentato da un altro dei Sinottici (Matteo quest’anno) che ha sue caratteristiche peculiari.
Ogni Evangelista ha un suo proprio messaggio perché scrive a una Comunità diversa e accentua uno o più aspetti, caratteristiche e messaggi che potesse aiutarla e guidarla nella sequela. Per questo la composizione dei loro testi esprime un particolare percorso teologico che li differenzia uno dall’altro.
2. Allora l’Evangelo di ogni prima Domenica di Avvento fa da raccordo riprendendo il tema apocalittico con il quale si era chiuso l’Anno Liturgico appena terminato per dirci di fare attenzione: con il tesoro di quanto appreso, siamo chiamati ad attendere la venuta/ritorno del Cristo che il messaggio dell’Evangelista di quest’anno ci presenterà con delle sottolineature teologico/pastorali diverse.
In altre parole, all’inizio di ogni Anno Liturgico la liturgia ci accompagna a riscoprire l’attesa, a vivere la speranza e a coltivare l’esultanza per la venuta di Cristo nella storia e per il suo ritorno nella Parusia: è questo l’Avvento che oggi i cristiani sono chiamati a vivere e celebrare.
Nel primo suo Avvento Cristo ha portato a compimento le antiche promesse e salvato ciò che era perduto, in quello finale ci prenderà con sé e ci chiamerà a vivere il regno già ora presente in nuce, ma che allora sarà totalmente svelato e realizzato.
Nel tempo di Avvento la liturgia accompagna i cristiani a scoprire le due venute di Cristo nel mondo: quella avvenuta una volta per tutte all’inizio della redenzione e la sua seconda venuta alla fine dei tempi. Tra le due venute, se ne colloca una terza: il tempo che viviamo noi oggi.
Siamo chiamati a fare memoria grata dell’Avvento storico, scoprire con gioia quello intermedio e attendere vigilantiquello escatologico. È questo il cammino nel quale la Liturgia ci accompagna e attraverso il quale possiamo prepararci a celebrare con stupore e commozione il Natale del Signore che, svuotando sé stesso e assumendo la condizione di servo (cfr. Fil 2,7), si “abbrevia” per abitare in mezzo a noi (cfr. Gv 1,14) fino a fare di noi la sua dimora (Gv 14,23).
Ultima nota a margine: il Natale si può comprendere correttamente solo alla luce della croce e della risurrezione. Per dire questo nelle icone orientali della natività il bambino non è collocato in una mangiatoria come nel presepe di S. Francesco ma in un sarcofago che ci rimanda alla venuta del tempo escatologico che stiamo attendendo.
Buon cammino!
(BiGio)
Da Gaza alla Cisgiordania : il "New Normal" del conflitto permanente
Mentre Gaza affonda nel fango e nella fame, Israele lancia nuove operazioni in Cisgiordania, alimentando i sospetti di voler imporre una nuova realtà sul terreno.
Il Libano, papa Leone e il Medio Oriente
Il primo viaggio apostolico di Leone XIV, che lo porterà a Nicea ed a Beirut, forse può essere riassunto in due parole; «unità» e «pace». Nicea è la Sede del primo Concilio ecumenico, nel 325 dopo Cristo. Lì fu definito il Credo della fede cristiana. Dunque Nicea, oggi una piccola località turca, parla di «unità». È l’obiettivo di chi ha capito, grazie all’impegno per avvicinarla, che unità non vuol dire uniformità, meno ancora annessione, ma incontro nella valorizzazione dei diversi carismi, delle peculiarità. È un’unità opposta a quella proposta dai sistemi totalitari.
Se Nicea ci ricorda quanto accadde 1700 anni fa, Beirut ci parla di guerra da 50 anni, dal 1975, quando scoppiò la guerra civile libanese, una guerra durata tre lustri anche perché conteneva tante guerre: guerra d’indipendenza, guerra identitaria, guerra etnica, guerra comunitaria. Come anche una guerra tra Stati, e una guerra civile all’interno delle comunità. Moltissime altre guerre sono seguite. Non è dunque fuori luogo che il papa visiti come prima metropoli questa città da mezzo secolo straziata da guerre. È dunque evidente che Leone da questa città invierà un messaggio di...
L'articolo di Riccardo Cristiano è a questo link:
https://www.settimananews.it/papa/il-libano-papa-leone-e-il-medio-oriente/
In occasione dei 90 anni di Woody Allen esce il suo romanzo:"Che succede all'uomo?"
Oggi 30 novembre Woody Allen compie 90 anni. Un bel traguardo, certamente, soprattutto se si considera la straordinaria intensità della vita trascorsa da un uomo che, grazie esclusivamente al proprio prodigioso talento, è stato alla ribalta fin da giovanissimo, creando decine di capolavori che resteranno per sempre nel mito della cinematografia mondiale.
Nessun altro regista è mai riuscito a esprimersi, a tali livelli, con tanta continuità e assiduità. E anche la sua vita privata, com’è noto, è stata quanto mai intensa e agitata, travolta da scandali, processi, crudeli faide familiari. «Non è piacevole, ma non c’è scelta», ha recentemente dichiarato, in un’intervista, il grande regista, a proposito del suo compleanno “pesante”. Una frase banale, certamente, che potrebbe pronunciare chiunque, ma che, provenendo dalle sue labbra, sembra acquistare un tono oracolare, il valore di una profonda considerazione esistenziale....
La recensione del libro a cura di Francesco Lucresi è a questo link:
https://moked.it/blog/2025/11/05/scaffale-che-succede-alluomo/
Donne scrivono la speranza, un libro sull'impegno di 21 israeliane e palestinesi
Ghadir Hani e Dror Rubin, di religione musulmana ed ebraica, raccontano le storie di 21 attiviste che lavorano in modi e luoghi diversi per la pace e la riconciliazione in Terra Santa
L'articolo di Elena Dini è a questo link:
Avanzate militari che non esistono: come la Russia trucca le sue mappe di guerra
Le mappe dei campi di battaglia sono uno degli strumenti di propaganda preferiti dalla Russia. Mentre quest'anno l'esercito russo è avanzato in media a passo di lumaca, le immagini spettacolari diffuse dal Ministero della Difesa e dai blogger favorevoli alla guerra spesso esagerano i progressi, utilizzando frecce in grassetto e villaggi ombreggiati per dare l'impressione che le truppe russe stiano conquistando il territorio.
Il servizio di Meduza è a questo link:
https://www.valigiablu.it/russia-mappe-militari-avanzata-ucraina/
In Libano, dove il 30 novembre andrà papa Leone, la tregua è sempre a rischio. I timori per una nuova escalation militare
Il pesante raid israeliano di domenica su uno dei sobborghi meridionali di Beirut riaccende i timori per una nuova escalation militare. "La popolazione è di nuovo in ansia, ma questi attacchi non sono giunti inattesi", spiega ai media vaticani Emiliano Stornelli, analista e presidente dell'organizzazione Religion and Security Council. Anche a Gaza ancora bombe e morti
L'articolo di Roberto Paglialonga è a questo link:
l nome della giustizia è tenerezza
Il 18 ottobre scorso si è tenuto a Bergamo il convegno I nomi della giustizia, la questione penale in Lombardia voluto dalla Conferenza episcopale lombarda, dalla Delegazione Caritas e dalle Cappellanie delle carceri della Lombardia. Riportiamo integralmente la relazione Il nome della giustizia è tenerezza di Isabella Guanzini, filosofa e teologa, docente all’Università di Linz
L'intero intervento è a questo link:
https://www.settimananews.it/diritto/nome-della-giustizia-tenerezza/
Nicaragua, almeno 261 i religiosi espulsi finora dal Paese
Lo rivela un rapporto della ong per i diritti umani Colectivo Nicaragua Nunca Más.
La notizia di Vatican News è a questo link:
La “teologia della speranza” è ancora attuale?
Si propone di seguito, per gentile concessione del Direttore, il saggio di Dieter Kampen, Presidente dell’Accademia degli Studi Luterani in Italia e pastore della Chiesa Evangelica Valdese di Bolzano scritto per la rivista Appunti di Teologia
Michele Serra: Sursum cordolo
«Bisognerebbe che ognuno di noi, non perché costretto ma per imparare a stare al mondo, si facesse una settimana in carrozzina»
Nella solennità di Cristo Re la Lettera apostolica "“In unitate fidei” Nel 1700° anniversario del Concilio di Nicea
La rivoluzione silenziosa di Pechino e il nuovo asse del potere biotech
Boom di investimenti e degli accordi di licensing “made in China”. Ma mentre Pechino avanza e sfrutta il biotech come terreno di potere, l’occidente rischia di restare a guardare
L'articolo di Andrea Macaluso è a questo link:
https://formiche.net/2025/09/cina-europa-usa-potere-biotech/#content
Nigeria, aumenta il numero dei rapiti alla St. Mary's School
Sono 315 le persone, tra studenti ed insegnanti, sequestrati il 21 novembre nella una scuola cattolica della comunità di Papiri, nello Sato del Niger. Un gruppo di circa 60 miliziani armati, a bordo di auto e motociclette ha fatto irruzione nell’edificio scolastico assaltando i dormitori
L'articolo di Silvia Giovanrosa è a questo link:
XXXIV Domenica TO - Cristo Re - Lc 25,35-43
L'altro malfattore non rifiuta ma accetta e si fa carico del male che ha fatto accettandone le conseguenze. Questo gli consente di fare una “correzione fraterna” all’altro sventurato condannato alla medesima pena senza alcuna presunzione, quassi discretamente compiendo anche un atto di fede rimandando e rimettendo nelle mani di Gesù ogni cosa al quale si rivolge sommessamente non chiedendogli nulla per se stesso, se non l’essere da lui ricordato. Sorprendente la risposta avuta ...
L’ultima domenica dell’anno liturgico celebra Cristo quale Signore e re dell’universo che si propone di essere da una parte la sintesi del cammino di conoscenza e di sequela propostoci attraverso l’Evangelo di Luca, dall’altra il lancio del nuovo anno liturgico che inizierà la prossima settimana con la prima domenica di Avvento.
La scorsa domenica Gesù invitava nell’attesa del suo ritorno a non essere creduloni, a non farsi ingannare, a non farsi prendere dallo spavento ma ad imparare a discernere, perseverare, ad alzare lo sguardo perché il Regno del Padre in ogni caso avanza nonostante tutto possa far apparire il contrario. Quindi l’invito a non ripiegare sconfortati in se sessi, ma sempre ad osare a pensare il futuro, a gettare lo sguardo oltre, a fare, a costruire positivamente perché questo sta nelle nostre mani.
Nell’Evangelo di Giovanni il trono di gloria del Cristo è la sua croce, da quella estende il suo Spirito sull’universo mentre nell’annata C la sua regalità è espressa dall’episodio detto del “buon ladrone”, tratto dal racconto della passione secondo Luca (Lc 23,35-43). In realtà questo evangelista non lo definisce così ma usa l’espressione “l’altro mal-fattore” ricordandoci così che anche quest’uomo ha fatto il male. Luca nella sua Passione ricorre più volte e sottolinea il fare o non fare il male, l’agire o il non agire ingiustamente a partire da Gesù che invoca il perdono del Padre perché coloro che lo stanno crocifiggendo “non sanno quello che fanno”. Ma anche l’altro mal-fattore ricorda all’altro crocifisso che la pena a cui essi sono sottoposti è commisurata a quanto hanno commesso: “riceviamo il degno [castigo] di ciò che abbiamo fatto” mentre Gesù “non ha fatto nulla di male”. Questo è un primo raccordo con l’invito dell’Evangelo di domenica scorsa poco più sopra ricordato: è necessario porre attenzione al nostro fare, al nostro agire imparando a discernere perseverando cosa sia giusto o meno fare e il metro di giudizio si è visto sta nel fare memoria della Scrittura, frequentandola costantemente perché in questa si trova la volontà del Padre vissuta da Gesù lungo tutta la sua vita.
Un secondo elemento sta nell’atteggiamento della folla. La nostra pericope al versetto 35 traduce che “il popolo stava a vedere”; in realtà il verbo usato è molto più ricco: “il popolo stava là e contemplava”. Non è allora uno stare a vedere distrattamente magari per curiosità: vedere, guardare, osservare non sono sinonimi e l’ultimo termine sfocia naturalmente in un atteggiamento di ricerca che coinvolge la persona interrogandola, la porta a cercare di comprendere quanto sta avvenendo e come la coinvolge. Tutto questo finisce in un versetto (il 48) non compreso nel brano di oggi nel quale quel verbo viene ripetuto ma con una traduzione più aderente al suo significato greco. Dopo che il centurione è esploso in quel “Veramente quest’uomo era un giusto”, Luca sottolinea che anche tutte le folle accorse sotto la croce “ripensando a quanto era accaduto se ne tornavano percuotendosi il petto”. Quell’osservare non è dunque passivo, ma sottolinea la capacità e la volontà di comprendere che porta al ravvedimento e al pentimento di fronte alla derisione subita da Gesù ritenuto uno che aveva cercato di usurpare il titolo dell’atteso Messia. Il non aver saputo salvare la propria vita ne era la dimostrazione.
L’istinto di conservazione insito nell’uomo porta spesso a sopraffare l’altro per sopravvivere ma Gesù aveva già avvertito che chi fa di se stesso un fine, il proprio fine, finisce di perdere se stesso (Lc 9,24). “Salvare la propria vita” è una tentazione proposta all’inizio (Lc 4,1-13) e alla fine della vita di Gesù ma a lui non interessa salvarsi da solo, desidera che tutti siano salvi e che nessuno vada perduto: per questo sacrifica la sua vita ottenendo ciò a cui aspirava ed era la volontà del Padre. È questa sua fedeltà che porta il popolo a ripensare e a comprendere ed è il sottolineare questo percorso che Luca desidera presentarci ed invita a far nostro come sintesi del cammino che ci ha fatto fare di conoscenza prima e di sequela poi.
Quanto viene poi sottolineato dall’episodio dell’altro malfattore è altrettanto importante come indicazioni per la nostra vita. Egli non rifiuta ma accetta e si fa carico del male che ha fatto accettandone le conseguenze. Questo gli consente di fare una “correzione fraterna” all’altro sventurato condannato alla medesima pena senza alcuna presunzione, quassi discretamente compiendo anche un atto di fede rimandando e rimettendo nelle mani di Gesù ogni cosa al quale si rivolge sommessamente non chiedendogli nulla per se stesso, se non l’essere da lui ricordato. È un atto gratuito di affidamento che guarda al futuro “quando entrerai nel tuo Regno”. La risposta di Gesù è sorprendente: “Oggi sarai con me nel paradiso”. Vale a dire che “essere in paradiso” altro non è che essere con Cristo e, questo, è già possibile nel nostro oggi. Ce lo ha ripetuto in ogni modo lungo tutto quest’anno.
(BiGio)
Giustizia, virtù per una società equa
La giustizia, virtù fragile e necessaria, continua a giudicare le nostre società e le nostre economie
La riflessione di Pietro Giordano è a questo link:
https://www.vinonuovo.it/attualita/societa/la-virtu-della-giustizia-pilastro-di-una-societa-equa/
“Africa: il futuro leader verde? L’intervista a Mohamed Adow di Power Shift Africa”
Nonostante l’Africa contribuisca con meno del 4% delle emissioni globali di gas serra, le conseguenze del cambiamento climatico si fanno sentire in modo devastante. Mohamed Adow, fondatore e direttore di Power Shift Africa, sottolinea che il continente riceve solo circa il 2% degli investimenti globali nelle energie rinnovabili, mentre affronta una serie di disastri climatici, tra cui inondazioni mortali e gravi siccità.
Nel 2025, la situazione è peggiorata ulteriormente con l’aumento degli eventi climatici estremi, come avvenuto nella Repubblica Democratica del Congo e in Somalia. Questi eventi si accompagnano a una significativa diminuzione dei fondi per l’aiuto, in particolare a seguito di un mutamento politico negli Stati Uniti. La recente ritirata di Trump dall’Accordo di Parigi ha riacceso preoccupazioni globali riguardo agli impegni presi dai paesi industrializzati....
L'intervista è a questo link:
Il cardinale Pizzaballa: per raggiungere la pace va ascoltato il dolore degli altri
Dalla tempesta di Francesco alla pioggerellina di Leone XIV
Francesco ha fatto irruzione nella Chiesa come un uragano. Fin dal suo primo «Buonasera» sul balcone di San Pietro, il papa argentino si è proposto di scuotere un’istituzione stagnante, intrappolata tra le sue stesse mura e in un clericalismo che la teneva lontana dal mondo