Temi Caldi / Attualità

1 novembre: Festa di tutti i Santi - Mt 5,1-12

Ogni 1 novembre si celebra la Festa di tutti i Santi e il pensiero va subito a quelli che, come viene detto, la Chiesa ha elevato agli onori degli altari ponendoceli come esempio da imitare o ai quali rivolgere preghiere e suppliche perché, intercedendo, sollecitino l’Altissimo a dar ascolto ai bisogni e alle necessità di aiuto dei viventi in questa nostra realtà. Ma non è questo che intende celebrare la Liturgia ...


Ma non è questo che intende celebrare la Liturgia proponendoci ogni anno l’Evangelo delle Beatitudini e dovrebbe venirci a mente che S. Paolo inizia le sue lettere rivolgendosi “Ai santi…” della Comunità alla quale scrive. 

Questo termine in ebraico ha due accezioni che possono essere condensate in un “essere messi a parte di una realtà”, quella che oggi ci viene proposta da Gesù chiedendoci di realizzarla, quella delle Beatitudini. Queste in genere si conoscono male e nella loro reale sostanza sono delle grandi sconosciute: per lo più ci si ferma alla lettera di un testo che invece ha un profondo retroterra biblico. Non si va oltre a partire da quel “beati i poveri” che, nella Scrittura, non significa coloro che non posseggono nulla, bensì quelli che non trattengono nulla per sé stessi. È “ricco” chi diventa altezzoso e non mette le proprie capacità a servizio degli altri, come non è “povero” chi maledice la sua situazione cercando di migliorare la sua realtà anche con la violenza o l’inganno disinteressandosi di chi calpesta facendo così.

A volte questa beatitudine è stata intesa e purtroppo proposta come un invito alla rassegnazione. È invece una chiamata alla speranza: nessuno più sarà bisognoso quando tutti diverranno “poveri in spirito”, quando tutti metteremo i doni ricevuti da Dio a servizio dei fratelli, come fa Lui stesso che, pur possedendo tutto non trattiene nulla per sé: è dono totale, è amore senza limiti (Fil 2,6).

Come pure i miti non sono i rassegnati alla loro condizione ma coloro che si rifiutano di ricorrere alla violenza per ristabilire la giustizia. Gesù si è presentato come “mite” (Mt 11,29; 21,5) non nel senso di debole, timido, pusillanime. Egli ha vissuto conflitti drammatici, ma li ha affrontati con le disposizioni di cuore che caratterizzano i “miti”: ha rifiutato l’uso della violenza, è stato paziente, tollerante, si è fatto servo di tutti. Fare giustizia per Dio non è punire i colpevoli, ma operare fin tanto che il malvagio diviene un “giusto” attraverso la sua misericordia che non è un sentimento di pietà, ma un’azione in favore di chi ha bisogno di aiuto.

In questa direzione va pure l’invito ad essere operatori di pace, a frapporsi fra i contendenti favorendo un cammino che porti attraverso il dialogo alla concordia.

Ma la parola “shalom” (=pace) nella Scrittura indica molto di più che la mancanza di un conflitto, indica il benessere totale, la pienezza di vita, l’armonia con gli altri e con se stessi, la prosperità, la giustizia, la salute, la gioia. A chi la opera viene riservata la più bella delle ricompense: Dio li considera suoi figli.

È necessario però avere coscienza che nella Scrittura questa “pace” è prima di tutto un dono di Dio da accogliere e che non si è mai finito di far propria fino in fondo. Non è, si è già detto, semplicemente assenza di conflitto; connota piuttosto uno stato o modo di essere sempre in divenire che non viene in noi attraverso lo sforzo personale, pratiche religiose, ma attraverso la persona del Signore. Quando il Risorto venne e “stette in mezzo” ai discepoli, fa una affermazione che non è un augurio ma un annuncio: “Pace a voi” (Gv 20,19). È il dono di una Presenza d’amore che attesta una riconciliazione avvenuta e una nuova piena comunione con il Padre che i discepoli non devono tenere per sé stessi, ma devono condividere e riconoscere ovunque, anche nelle situazioni più difficili o disperate.

Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi” aggiunge il Risorto mostrando le mani e il costato: cioè il suo modo di agire che la Comunità generata dal suo petto squarciato è chiamata a proseguire nel servizio gratuito. 

Accogliere il dono della pace e condividerlo significa agire perché la Verità e la Misericordia del Padre incontrandosi nella nostra realtà facciano fiorire la Giustizia e la Pace; due coppie di termini speculari e inscindibili (PS 84,11-13)

Scendendo nel concreto significa che non si è “operatori di pace” se si prende le parti di uno dei due contendenti, lo si è invece se ci si fa carico delle difficoltà che hanno portato i due al conflitto e si agisce per risolverle. Certo nella chiarezza dei ruoli che le due parti hanno nel conflitto, denunciando le ingiustizie e i soprusi che ciascuna ha compiuto altrimenti si alimentano solo i motivi di conflitto.

In un bel film “Scarlett” di Mamoru Hosoda, la protagonista riesce a diventare a sua volta operatrice di pace solo dopo essere riuscita a prendere coscienza e a perdonarsi di tutto l’odio che aveva fino a quel momento nutrito nei confronti dello zio che aveva ucciso suo padre. Questo grazie a un terzo personaggio che nel corso del film la affianca con mitezza e pazienza, facendosi carico dei problemi e dei bisogni di chi incontravano che man mano i due personaggi percorrevano i tortuosi percorsi della vendetta che portavano solo ad altra violenza. Questo è il ruolo chiesto ai cristiani e a tutti coloro che desiderano essere operatori di pace

(BiGio)

 

Da Betlemme la voce di Rami e Bassam: due padri, israeliano e palestinese, uniti dal dolore e dalla speranza di pace

A Betlemme, l’incontro con Rami Elhanan, israeliano, e Bassam Aramin, palestinese, entrambi padri che hanno perso una figlia nel conflitto. Oggi, attraverso il Parents Circle Families Forum, trasformano il dolore in impegno per la riconciliazione. “Chi vuole odio e guerra è pazzo - dicono - possiamo e vogliamo vivere da fratelli”


“La nostra è l’unica associazione al mondo che non cerca nuovi membri”. Lo dice con un mezzo sorriso Rami Elhanan. Un sorriso generoso ma, in fondo, amaro. Israeliano, 75 anni, figlio di un sopravvissuto all’Olocausto, ora fa parte dei Parents Circle Families Forum, organizzazione fondata nel 1995 in Terra Santa e che riunisce genitori israeliani e palestinesi che hanno perso un figlio a causa del conflitto. Rami si è visto uccidere una figlia. Esattamente come il suo “caro amico” Bassam Aramin, già attivista palestinese per la pace, e ora convinto sostenitore dei Parents Circle....

L'articolo di Gianni Borsa è a questo link:

https://www.agensir.it/mondo/2025/10/29/da-betlemme-la-voce-di-rami-e-bassam-due-padri-israeliano-e-palestinese-uniti-dal-dolore-e-dalla-speranza-di-pace/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=la-newsletter-di-agensir-it_2

Il fantasma dell’antisemitismo e il coraggio della verità

Il fantasma dell’antisemitismo è il dispositivo di legittimazione dei nuovi progetti autoritari. Che si autodefiniscono democratici non perché rispettano i diritti umani ma perché proibiscono per legge di dire la verità, se questa verità è scomoda e riguarda nientedimeno che le politiche del governo israeliano. Eppure l’antisemitismo è stato anche questo: una guerra contro la memoria, un progressivo scivolamento verso un regime di potere che ha negato l’evidenza della verità


Il potere e la verità si fanno una guerra spietata e reciproca, da Socrate in poi. In fondo l’infelice convegno organizzato dall’Ucei al Cnel nei giorni scorsi si può leggere così: un (marginalissimo) episodio di questo conflitto. Che il potere faccia la guerra alla verità, è ciò che comprendiamo tutti. Lo sappiamo da sempre, non solo in questo periodo in cui persino l’evidenza di un genocidio viene sovvertita dal discorso del potere. Meno spesso ricordiamo che dire la verità è quasi sempre un atto di coraggio – ne sa qualcosa Sigfrido Ranucci...

L'articolo di Sergio Labate è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202510/251020labate.pdf

Nuovo vescovo di Vienna, il “messaggio” del papa

Nominando, venerdì, come arcivescovo di Vienna, Josef Gründwidl, un sessantaduenne parroco «progressista», Leone XIV ha segnato una tappa dirimente nel suo pontificato, perché questa scelta, collocata nel contesto storico della Chiesa cattolica in Austria, rappresenta un tornante che molto peserà sul futuro

Qualche passo indietro, per capire l’evento. Ai tempi del Vaticano II, l’allora arcivescovo di Vienna, cardinale Franziskus König, fu uno dei più illustri «padri» conciliari, sempre schierato a favore di riforme nelle strutture ecclesiastiche.
Il suo nome, autorevolissimo in Europa, ebbe qualche voto nei conclavi dell’agosto e dell’ottobre 1978. Quando nel 1986 il porporato (classe 1905) si dimise per raggiunti limiti di età, Giovanni Paolo II scelse come suo successore Hans Hermann Groër, un monaco benedettino: la decisione, applaudita dai «conservatori», deluse i «progressisti», che la considerarono un modo per oscurare l’eredità del predecessore. Ma ad un certo punto emersero voci - dallo stesso pontefice, prima incredulo, poi considerate fondate - che il religioso aveva ...

L'articolo di Luigi Sandri è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202510/251020sandri.pdf

Kiev e Gaza, qualche confronto

Di fronte agli sviluppi delle tragiche vicende dell’Ucraina e della Palestina (contesti profondamente diversi) in varie sedi si sono azzardati confronti.


Si è osservato, ad esempio, il doppio standard della reazione da parte dell’Unione Europea: un’Unione che a seguito dell’invasione russa ha inviato grandi quantitativi di armi al paese aggredito, mentre a Gaza si è ben guardata dal fornire qualsiasi mezzo di difesa dai bombardamenti che l’hanno ridotta in macerie, e anzi ha proseguito la propria collaborazione militare con Israele, lasciando a pochi suoi membri persino l’iniziativa simbolica del riconoscimento dello stato palestinese. Diciannove pacchetti di sanzioni – assai costosi − contro la Russia. Neanche uno contro Netanyhau....

L'articolo di Giovanni Faglierò è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202510/251027pagliero.pdf

A 60 anni dalla “Nostra aetate”. La voce dei Papi: gli uomini siano fratelli che camminano insieme

Si ricordano i 60 anni della Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane del Concilio Vaticano II. Le riflessioni e le voci dei Papi su questo documento, a partire da quella di Paolo VI, mettono l’accento sulla fratellanza del genere umano


La “Nostra Aetate”, di cui ricorre il 60.mo anniversario, è una Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa cattolica con le religioni non cristiane. Questo documento, approvato dai padri del Concilio Vaticano II e promulgato da Papa Paolo VI, è ritenuto un testo fondativo per il dialogo con le altre fedi religiose. Viene pubblicato il 28 ottobre 1965, ed è preceduto, ancor prima della stesura, dall' incontro tra Papa Giovanni XXIII e lo storico ebraico Jules Isaak, che il 13 giugno del 1960 presenta al Pontefice un Denkschrift, ovvero un memoriale con la richiesta di promuovere una nuova visione dei rapporti tra la Chiesa e l’ebraismo. È quello un tempo in cui sono ancora profonde le ferite inferte all’umanità dal secondo conflitto mondiale....

Il ricordo attraverso la voce dei papi è a questo link:

https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2025-10/dichiarazione-nostra-aetate-riflessioni-papi.html

Origine ed evoluzione del nome “Palestina”: un’analisi storico-filologica

Il nome “Palestina” è oggi carico di connotazioni politiche e identitarie, ma la sua storia è un complesso percorso filologico, geografico e amministrativo che si estende per oltre tre millenni. 


Qui ci si propone di tracciare tale percorso in modo rigoroso e documentato, distinguendo tra l’uso etnico, geografico e politico del termine nelle diverse epoche storiche. L’analisi si baserà su un esame critico delle fonti testuali, archeologiche e amministrative, al fine di ricostruire le trasformazioni semantiche e le continuità nominali che hanno caratterizzato questo toponimo....

La ricerca di Adriano Virgili è a questo link:

https://www.adrianovirgili.it/origine-ed-evoluzione-del-nome-palestina-unanalisi-storico-filologica/#comment-652

I riti tristi

Manuel Belli fa giustamente notare che «viviamo un’epoca di riti tristi caratterizzati da basse densità di significati» (L’epoca dei riti tristi). 


Basta scorrere l’indice del libro e ci si rende conto che l’autore ha esteso la sua interessante e acuta ricerca anche in ambiti extra liturgici, nei quali c’è un dispendio di ritualità spesso vuote per deficit di aderenza al reale significato di ciò che si compie. Qual è il rito triste di turno in cui la densità di significato è nulla e su cui si concentra la mia riflessione? Quello che è stato inventato sotto i nostri occhi e che sta stravolgendo la prassi e la verità dei fatti, ed è opera di chi, per professione, crea eventi alla ricerca di business: la cosiddetta “promessa” ...

Le osservazioni di Renato Borrelli sono a questo link:

https://www.settimananews.it/pastorale/i-riti-tristi/?utm_source=newsletter-2025-10-14

Preti e fedeli che se ne vanno.: non si può far finta di niente…

Se ne sono andati, alcuni di loro talvolta sbattendo la porta. Altri se ne sono andati in maniera molto discreta, silenziosamente. Hanno lasciato il ministero di prete per una nuova vita. La maggior parte con una compagna e il progetto di fondare una famiglia. 


Questa questione è naturalmente venuta alla luce nei discorsi delle équipe organizzate in vista del Sinodo voluto da papa Francesco. L’obbligo del celibato, benché mantenuto dal diritto canonico, è senza dubbio non unanimemente accettata dal popolo di Dio, dove sembra che la maggioranza auspichi il cambiamento di tale legge. E il rammarico è stato evidente quando il papa, dopo il sinodo sull’Amazzonia, non ha tenuto conto nelle conclusioni di quell’Assemblea della proposta di ordinare “viri probati”, cioè uomini sposati.

Eppure i fedeli non sono gli unici a rimettere in discussione questa legge della Chiesa romana....

L'opinione di Robert Favrou è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202510/251021favrou.pdf

Una sola parola (nonviolenza)

In questi ultimi tempi si è fatto qualche progresso in Italia nel campo che esamineremo, oltre che per il numero delle persone interessate, anche perché si è cominciato a scrivere nonviolenza in una sola parola, sicché si è attenuato il significato negativo che c’era nello scrivere non staccato da violenza, per cui qualcuno poteva domandare: «Va bene, togliamo la violenza, ma non c’è dell’altro?». Se si scrive in una sola parola, si prepara l’interpretazione della nonviolenza come di qualcosa di organico, e dunque, come vedremo, di positivo.


Un altro progresso sta nell’uso ormai frequente di concretare la parola nonviolenza nell’espressione metodo nonviolento. (...) Questa idea di un metodo per la nonviolenza è importante, perché presenta l’aspetto di un insieme che comprenda atteggiamenti vari dell’uno o dell’altro; e presenta anche la necessità di una certa disciplina, di un certo ordine nella messa in pratica delle tecniche della nonviolenza, che sono i modi nei quali essa possa essere attuata, tenendo conto delle situazioni, dei problemi, degli scopi relativi a determinate circostanze....

Gli stralci da “Le tecniche della nonviolenza” sono a questo link:

Perché, essendo vescovo cattolico, mi sono dimesso e mi sono sposato?

Mi chiamo Reinhold Nann, di nazionalità tedesca e peruviana. Ho 65 anni e mi sono sposato di recente con rito civile in Perù, dove vivo con la mia compagna. Sono prete dal 1987 e vescovo dal 2017.

Ho svolto quasi tutto il mio ministero in Perù, nelle zone emarginate del paese. Mi è piaciuto lavorare per Dio e per i poveri. All’inizio del suo pontificato, vedevo papa Francesco come una grande luce di speranza per me e per la Chiesa. Ho goduto per poco tempo del potere quasi assoluto che un vescovo ha nel suo territorio, perché mi sono scontrato con la dura realtà. Prima avevo forse idealizzato l’immagine del prete, pensando che c’erano solo poche pecore nere, ma che la stragrande maggioranza era buona. Poi ...

Il racconto dello stesso Reinhold Nann è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202510/251021nann.pdf

Educazione alla sessualità: l'alleanza che serve tra scuola e genitori

Escludere dal percorso educativo una questione così centrale finirà per penalizzare i ragazzi in un momento delicato come la preadolescenza


Perché mai proporre ai nostri figli un percorso di educazione all’affettività e alla sessualità? Non basta quello che si insegna in famiglia? La risposta è fin troppo facile. No, non basta. La maggior parte dei genitori, a loro volta confusi e disorientati dal clima culturale in cui siamo immersi, fanno una gran fatica a comprendere ciò che è meglio dire e ciò che è meglio non dire. E, soprattutto, come dirlo ...

L'articolo di Luciano Moia è a questo link:

https://www.avvenire.it/idee-e-commenti/educazione-alla-sessualita-lalleanza-che-serve-tra-scuola-e-genitori_98535?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR6-v5uziFtFeuW9cxfdR6dSU9sNUif6lsUMSzuB3pyo8FROKN3UxmB9Jmi8Og_aem_Abz8IXPPhTZahQaDg1_vYg

Emilio Salgari. Il capitano immobile tra sventura e gloria imperitura: Un vinto che non si è mai arreso

La mattina del 25 aprile 1911, Emilio Salgari uscì dalla sua casa di Torino, prese il tram come ogni giorno e si diresse verso le collin della Val San Martino. Con sé non portava la penna, l’inseparabile strumento che per trent’anni aveva dato vita a mondi sconfinati, ma un rasoio.


In un burrone, lontano dagli occhi del mondo, pose fine a un’esistenza che era diventata l’antitesi esatta delle avventure gloriose che narrava. Lasciò tre lettere, tre testamenti che racchiudono il paradosso tragico della sua vita. La prima, indirizzata ai suoi editori. La seconda ai suoi quattro figli, la terza ...

L'articolo di Adriano Virgili è a questo link:

https://www.adrianovirgili.it/emilio-salgari-il-capitano-immobile-tra-sventura-e-gloria-imperitura/#more-606

XXX Domenica PA - Lc 18,9-14

A una prima superficiale lettura la parabola sembra semplice e, partendo dal finale, porta a giudicare i due personaggi disprezzando uno (il fariseo) e prendendo le parti dell’altro (il pubblicano). Ma non è questo il suo obiettivo ...

Queste ultime domeniche sono state caratterizzate dall’invito alla preghiera o, meglio, all’ascolto costante e fiducioso della Parola del Signore che ne forma l’essenza. Questo perché ci mette in sintonia con il suo volere sempre ricco d’amore e misericordia che ci chiede di condividere, portandoci a guardare la nostra vita e la nostra storia con i suoi occhi per essere le sue mani, la sua voce. È questa la vita “spirituale”, cioè il vivere secondo lo “spirito”, ovvero la volontà di amore misericordioso.

Gesù invita a rivolgerci al Padre con insistenza ma questo non significa che la preghiera sia un mezzo per forzare Dio a fare la nostra volontà; è piuttosto l’invito a passare dall’insistenza alla perseveranza. La prima è petulante, la seconda una virtù che porta a sbarazzarci della monotona vuota ripetizione di formule che snervano sia chi le formula sia Dio stesso (Am 5,23). Non è nemmeno un “dovere”, è un dialogo continuo che porta ogni istante della nostra vita ad essere interprete della sua misericordia.

L’Evangelo di domenica scorsa si è chiuso, come risposta al nostro chiederci dove sia Dio in tutto quanto accade, con una sua domanda: “dov’è la vostra fede?”.

Oggi con un’altra parabola Gesù prosegue la sua “catechesi” chiedendoci di interrogarci su quale tipo di fede noi abbiamo e lo fa ponendoci difronte a due personaggi opposti nel loro modo di vivere e alla loro preghiera nella quale traspare una piena consapevolezza della loro realtà.

A una prima superficiale lettura la parabola sembra semplice e, partendo dal finale, porta a giudicare i due personaggi disprezzando uno (il fariseo) e prendendo le parti dell’altro (il pubblicano). Ma non è questo il suo obiettivo.

Se si analizza senza preconcetti, il fariseo ci viene descritto come una persona retta, onesta che osserva fedelmente la Legge nella sua integrità, pratica tutto quanto la religione chiede. Non solo: cerca anche di supplire con il suo agire quello che altri non fanno per poter far in modo che le benedizioni di Dio sul suo popolo non vengano meno. Per questo non si limita a digiunare una volta all’anno come prescritto (Lv 16,29), ma due volte la settimana e paga lui le decime che altri non versano su quanto producono (Dt 14,22-27) ma che, acquistandolo, viene in suo possesso.

Sembra l’immagine irreprensibile di tanti buoni cristiani dalla fede sincera che pure si chinano su chi ha bisogno supplendo o supportandoli nelle loro difficoltà o carenze. Come il fariseo sono capaci di moltiplicare le loro preghiere correndo il pericolo di diventare petulanti come si è visto domenica scorsa.

Anche il pubblicano è consapevole della propria realtà che, per il mestiere che svolge (per lo più facevano i gabellieri imbrogliando a proprio vantaggio e praticando lo strozzinaggio), non ha proprio nulla di cui vantarsi. Un personaggio da disprezzare e non certo con il quale convenga immedesimarsi. Inoltre le condizioni imposte dalla Legge perché potessero eventualmente “salvarsi”, erano così gravose da non poter nemmeno lontanamente essere soddisfatte, tanto che i rabbini erano concordi nell’affermare che per loro era praticamente impossibile.

Ambedue i protagonisti della parabola salgono al tempio e stanno in piedi davanti alla presenza del Signore che è l’atteggiamento comune tra due persone che dialogano nell’ascolto reciproco e questa è l’essenza della preghiera. 

Ma attenzione: se non si ricorda tutto il percorso che il Signore ci ha proposto fino ad oggi, se non si esce da un facile giudizio moralistico, ci sarà difficile comprendere e aderire alla sentenza finale trovandoci così spiazzati.

Per capire la domanda che ci si deve porre è su chi stia al centro dell’azione: non i due personaggi, ma Dio stesso. Si scoprirà così la differenza sulla quale Gesù vuole attirare la nostra attenzione.

Al centro della preghiera del fariseo non sta l’accoglienza dell’azione del Signore ricco di misericordia, il comprendere cosa Lui desideri, il cercare di realizzare la sua volontà, bensì il suo “io”, il suo ego. Il suo “fare” è certamente corretto ma autocentrato, basato unicamente sul compiere quanto la religione chiede. La sua immagine di Dio è quella di un contabile ed è convinto che alla fine dei suoi giorni la somma dei propri “meriti” gli porti la ricompensa dovuta. Mentre in quella del pubblicano, cosciente che non ha nulla da presentare, c’è solo la richiesta della misericordia del Padre alla quale si affida e che viene accordata rendendolo giusto.

Allora se domenica scorse l’invito è stato di non pensare di poter usare la preghiera per forzare la mano di Dio, oggi ci viene indicato che è l’azione del Padre che può renderci giusti, non certo il rispetto delle regole dettate dalla Religione. Queste sicuramente hanno un utile scopo propedeutico ma per condurci a quel dialogo con il Signore capace di guidare i nostri passi sulla sua e non la nostra volontà.

(BiGio)

Cammino sinodale italiano: molte ricchezze, un bel tono, piccole resistenze. Domenica 26 l'approvazione

Non è difficile rallegrarsi per il lavoro compiuto nel recente percorso annuale, che va dal novembre 2024 a questo ottobre 2025. Il serio impegno su tutti i livelli ecclesiali (dal centro alla periferia) ha prodotto un documento che merita una lettura attenta (il testo del Documento di Sintesi si può trovare a questo link: https://www.chiesacattolica.it/cammino-sinodale-online-il-documento-di-sintesi-lievito-di-pace-e-di-speranza/) . 


I tre capitoli di cui è composto delineano il quadro di una Chiesa italiana non ripiegata su di sé e attenta alle principali sfide del nostro tempo. Una appendice descrive il percorso compiuto, essenzialmente dal 2021 ad oggi, per la elaborazione del cammino sinodale, che trova non solo nel documento, ma in uno stile, il suo punto di arrivo. Importante è il tono generale del capitolo I che offre il respiro e il tono ...

Un primo approccio di Andrea Grillo a questo link:

https://www.cittadellaeditrice.com/munera/cammino-sinodale-italiano-molte-ricchezze-un-bel-tono-piccole-resistenze/


Trump, figlio di Dio: la religione come legittimazione del potere e dell’odio

“Buona Pasqua a tutti, compresi i pazzi della sinistra radicale che tramano con tutte le loro forze per riportare nel nostro paese assassini, signori della droga, prigionieri pericolosi e malati di mente”. Sono gli auguri istituzionali che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha scritto su Truth, il social di sua proprietà, per festeggiare la ricorrenza più importante del calendario cristiano. Un post che attacca frontalmente una parte della cittadinanza, lontano dal messaggio cristiano delle origini.


Se il Gesù dei Vangeli diceva di porgere l’altra guancia, il figlio del Presidente, Donald Jr., ribadisce che “farlo non ci ha mai portato a niente”; il perdono, cardine nel cristianesimo, viene sostituito con l’odio eterno. Se la vedova dell’attivista politico Charlie Kirk, Erika, promette di perdonare l’assassino del marito, Trump afferma di non essere d’accordo e di “odiare i nemici”. Nonostante questo, però, Trump è sempre più vicino al mondo cristiano conservatore americano, e addirittura è venerato da alcuni elettori come un vero e proprio ...

L'articolo di Marco Artati è a questo link:

Sud Sudan, 300 mila persone in fuga solo nel 2025

La crisi umanitaria in corso nel Paese africano ha spinto decine di migliaia di persone a cercare riparo nei Paesi vicini, mentre milioni restano intrappolati in condizioni drammatiche. Le organizzazioni internazionali chiedono un intervento immediato per prevenire il completo disfacimento del tessuto sociale e garantire aiuti


 In Sud Sudan, la crisi umanitaria peggiora di giorno in giorno. Lo ha dichiarato l'Organizzazione delle Nazioni Unite, che ha registrato oltre 300.000 cittadini costretti a fuggire dal Paese nei primi mesi del 2025. La causa principale, secondo l'ONU, è l'intensificarsi del conflitto armato tra forze fedeli al presidente Salva Kiir e gruppi legati all'ex vicepresidente Riek Machar, destituito, agli arresti domiciliari accusato di crimini contro l'umanità. Secondo i dati ufficiali, quasi 150.000 persone sono entrate in Sudan, un Paese già sconvolto da una propria guerra civile. Altri ...

L'articolo di Sara Costantini è a questo link:

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2025-10/sud-sudan-30000-persone-in-fuga-solo-nel-2025.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterVN-IT

La nuova vescovo di Canterbury e la disinformazione

Cosa può diventare un post su X? Un esempio di disinformazione e malafede, strumentalizzato ad arte? E naturalmente senza interpellare l’autore, il che è la prova provata del tentativo di spingere i propri followers verso una direzione ideologica.

Il caso è personale, ma l’esempio vale come dimostrazione della tendenza generale sui social media quando si scrive senza freni. Il 3 ottobre arriva la notizia della nomina di Sarah Mullally ad arcivescovo di Canterbury, prima vescovo donna ad entrare in quella carica. Il mio post è questo, dal mio account personale: «GREAT decision. Very important. A positive, inclusive sign for Europe, for the whole world and Religions!» (GRANDE decisione. Molto importante. Un segno positivo, inclusivo per l’Europa, il mondo, le religioni). Cosa diventa? Un post scandaloso con 57 mila visualizzazioni e qualche decina di commenti. Il più gentile è ...

Il commento di Fabrizio Mastrofini è a questo link:

https://www.settimananews.it/lettere-interventi/la-nuova-vescovo-canterbury-la-disinformazione/?utm_source=newsletter-2025-10-14

L’altra metà della pace

Gal Hirsch, Khalil Al Hayya, Steve Witkoff e via elencando: nelle cronache dei negoziati per la pace in Medio Oriente a Doha e a Sharm el-Sheikh salta all’occhio che gli inviati di Israele, Hamas, Stati Uniti e Paesi arabi sono tutti uomini.


È un esercizio interessante scorrere i nomi e i volti dei componenti delle delegazioni, perlomeno quelli di cui si sa, raccolti in questi giorni sui media nazionali e internazionali: consiglieri politici, ufficiali, ministri, inviati speciali, capi dell’intelligence, perfino generi di presidenti. Interessante, dicevamo. Ma ancora di più, un esercizio sconfortante perché parla di un processo che si preannuncia tutto al maschile. Di un mondo “maschiocentrico” abbiamo assaggiato un antipasto lunedì sera, con la assai discussa photoopportunity che ritrae ...

Le osservazioni di Antonella Mariani sono a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202510/251015mariani.pdf

Quale pace senza giustizia

C'è una Parola che sa fare amici i nemici: dal vagito di Betlemme al saluto del Risorto, nel Vangelo la mappa della libertà e della speranza


Che il Vangelo sia annuncio di una pace tessuta di giustizia è evidente sin dalle sue prime pagine, quelle che narrano della nascita di Gesù. Una famiglia, la sua, che vive in Galilea e dev’essere censita in Giudea dove, però, per essa «non c’è posto nell’alloggio» (Lc 2,7). A Cesare Augusto servivano solo i numeri per vantare la grandezza dell’Impero mentre le persone vere, col loro corpo e la loro storia, erano solo d’inciampo. Su questa ingiustizia interviene Dio con i suoi Angeli che annunciano ...

La riflessione di Rosanna Virgili è a questo link:

https://www.avvenire.it/idee-e-commenti/quale-pace-senza-giustizia_98216?fbclid=IwY2xjawNlf-9leHRuA2FlbQIxMABicmlkETFyajI2UkpLTnlyN3h4ZkNSAR5Pu62YsClc99LxJq0Ag-V98gm5gBQ1Ghupn1edbG-XP3a1i66r2In2saFwpw_aem_6TZ8EPZzGNuj9lsidh364w

Spigolature: Flottiglia, elezioni, scioperi, contraddizioni e il caso Venezi

Per una parte della sinistra, la causa palestinese è diventata il rifugio simbolico di un’identità smarrita: l’eco della stagione partigiana e di un internazionalismo ridotto a rito morale. (cit. M. Coccia)

Le piazze pro-Gaza non rappresentano blocchi elettorali determinanti. Non spostano voti significativi, non trasformano i loro slogan in programmi di governo. Sono minoranze attive, certo, ma minoranze. Eppure, la loro importanza non si misura in “per cento”: si misura nella capacità di costruire identità, di costringere partiti e media a pronunciarsi, di evocare l’idea stessa di un’ingiustizia irrimediabile. Sono un rito più che una strategia, ma, in un tempo di politica rarefatta, il rito diventa sostanza. Adesso però che il racconto epico della Flottiglia è finito che dirà il Movimento? ...

L'opinione di Franco Vianello Moro è a questo link:

https://www.luminosigiorni.it/italia/spigolature-4/

Rapporto Caritas-Migrantes, giovani e immigrati sono i testimoni di speranza

È stato presentato a Roma il XXXIV Rapporto immigrazione incentrato sulla condizione dei Giovani stranieri in Italia. Monsignor Redaelli ai media vaticani: “L’accoglienza da sola non basta più, bisogna imparare a camminare insieme se si vuole crescere nella speranza”


L’Italia che cambia ha il volto dei giovani di origine straniera. Sono figli e figlie di immigrati, molti nati e cresciuti nel Paese e che oggi rappresentano una nuova generazione di italiani di fatto, anche se non sempre di diritto. A loro è dedicato il Rapporto Immigrazione 2025 curato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, significativamente intitolato “Giovani, testimoni di speranza”. Da anni ,purtroppo, si parla dello ius soli o delle varie forme per dare una cittadinanza italiana a questi ragazzi che ormai sono davvero molti. Nelle scuole rappresentano oltre l'11% della popolazione studentesca e sono ragazzi che ...

L'articolo di Stefano Leszczynskiè a questo link:

https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2025-10/rapporto-caritas-immigrazione-chiesa-giubileo.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterVN-IT

Sogno di fine estate (o di inizio autunno?) sulla Chiesa

E se la vera Riforma partisse dagli atteggiamenti dei cristiani? Sognarlo non costa nulla...


Durante l’estate ci sono state due letture che mi hanno stimolato: l’inchiesta Lo scisma. Cattolici senza Papa del giornalista Riccardo Chiaberge e Riforma di Michael Seewald, professore di dogmatica e storia dei dogmi.
Il primo testo evidenzia uno scollamento tra le vite, le idee, le posizioni di molti cristiani e il magistero della Chiesa. È semplicemente la mondanità che è entrata nella compagine ecclesiale o serve mettersi in ascolto con occhio critico, ma non giudicante di alcune istanze?

Il pensiero di William Dal è a questo link:

https://www.vinonuovo.it/cultura/officina-del-pensiero/sogno-di-fine-estate-o-di-inizio-autunno-sulla-chiesa/

Salta la tregua tra Pakistan e Afghanistan: almeno 17 morti in nuovi attacchi

Islamabad ha condotto ieri una serie di raid aerei sul suolo afghano. A riferirlo sono state le autorità talebane di Kabul, accusando il Pakistan di aver rotto il cessate-il-fuoco raggiunto mercoledì. A Doha, in Qatar, si tenta comunque di raivviare i negoziati.

Un cittadino afghano tra le macerie di un edificio colpito dai raid pakistani a Kabul 

È di almeno 17 civili morti e altri 12 feriti, tra cui vari giocatori di cricket riuniti dopo una partita, il bilancio degli attacchi condotti sabato scorso dal Pakistan sul suolo afghano. A riferirlo sono state le autorità talebane di Kabul, denunciando raid aerei sulla provincia di Paktika e accusando Islamabad di aver rotto il cessate-il-fuoco raggiunto mercoledì. Fonti della sicurezza di Islamabad hanno confermato gli attacchi contro — hanno dichiarato — un gruppo «terroristico» accusato di recenti azioni armate....

La notizia di Giada Aquilino è a questo link:

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2025-10/afghanistan-pakistan-scontri-confine-raid-colloqui-qatar.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterVN-IT

«Papa Leone XIV rivolge al mondo un messaggio direttamente politico con la sua prima esortazione apostolica»

Secondo gli autori, questo scritto fustiga le derive dell’ultraliberismo. Leone XIV avverte: “Se gli uomini politici non ascoltano i poveri, la democrazia si atrofizza”.


Secondo i due teologi francesi, il papa chiama la Chiesa cattolica a mantenersi all'altezza della propria storia, vivendo un reale impegno prioritario accanto ai più poveri. "Dilexi te" fustiga le derive dell'ultraliberismo, dichiara incoerente una vita spirituale o ecclesiale che ignori i bisogni concreti dei poveri, e chiama ad un impegno non solo ad alleviare la povertà, ma ad eliminarne le cause.

L'intervento dei due teologi è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202510/251012oudinetlemehaute.pdf

In che senso Beatrice Venezi non è adatta per un teatro come La Fenice

Non c'entrano solo la tecnica e l'esperienza, che pure secondo gli esperti sono carenti, ma anche il rapporto con l'orchestra


i professionisti che l’hanno criticata pubblicamente, come il violinista Uto Ughi e il direttore musicale dell’Orchestra sinfonica di Dallas Fabio Luisi, hanno sostenuto che la sua inidoneità al ruolo non dipende tanto da ragioni politiche, ma da aspetti più strettamente professionali, e in particolare due: le sue doti tecniche e la sua scarsa esperienza nel mondo della lirica, considerate largamente insufficienti per ricoprire un ruolo così importante. E non era mai successo che una nomina fosse criticata in maniera così trasversale nell’ambiente musicale e la solidarietà ai lavoratori della Fenice arrivasse da tutte le Fondazioni Liriche e Orchestre italiane...

L'articolo de "Il Post" è a questo link:

Un teologo a “colloquio” con la "Dilexi te": la misteriosa saggezza dei poveri

Intervista con il teologo francescano Frédéric Marie le Mehauté, che il 9 ottobre ha partecipato alla presentazione ufficiale della prima Esortazione apostolica di Leone XIV. Il Papa ci dice, sottolinea, “È nell’incontro stesso con i più poveri che conosciamo il volto del vero Dio” e colpisce “l’invito rivolto a tutti i cristiani a non limitarsi a visitare i poveri di tanto in tanto, ma a vivere con loro e come loro”. Solo così si potrà includere tutti.


«All’improvviso, Cristo sulla croce raggiunge nella loro sofferenza i poveri, le tante persone che dicono “anche a me hanno sputato addosso, anche io sono caduto, anche io sono stato umiliato”»; per questo «Guardando Gesù sulla croce, i poveri sentono “Ti ho amato”». Così il teologo Frédéric Marie le Mehauté, provinciale dei frati minori di Francia-Belgio, sottolinea in questa intervista ai media vaticani il valore della “misteriosa saggezza dei poveri”. Da un ventennio al fianco di chi vive nella precarietà, il francescano francese è intervenuto ieri, 9 ottobre, nella Sala stampa della Santa Sede, alla presentazione della prima Esortazione apostolica di Leone XIV, Dilexi te, firmata il 4 ottobre scorso e incentrata sull’amore verso i poveri.

L'intervista con il teologo francescano Frédéric Marie le Mehauté è a questo link:

https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2025-10/papa-leone-xiv-esortazione-apostolica-dilexi-te-poveri-mehaute.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterVN-IT