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Quad e Sudan

Una falsa partenza, in fondo prevedibile. Il nuovo quartetto per il cessate-il-fuoco in Sudan si è arenato (temporaneamente?) sulle secche delle tensioni tra i suoi stessi membri.



Facciamo un passo indietro. Dopo il fallimento dei colloqui di Gedda durante l’amministrazione Biden, gli Stati Uniti hanno deciso di rilanciare il formato del Quad con l’obiettivo minimo di riavviare il dialogo tra le Forze di supporto rapido (Rsf) guidate da Hemedti e le Forze armate sudanesi (Saf) del generale al-Burhan. Oltre alla ripresa dei negoziati, Washington mira a garantire l’accesso degli aiuti umanitari nel paese.

L’interesse statunitense per una tregua in Sudan è duplice. Per pima cosa Trump – tornato alla Casa Bianca con l’ambizione di proporsi come grande mediatore globale – cerca un successo diplomatico dopo gli insuccessi nei dossier ucraino e mediorientale. In secondo luogo, gli Stati Uniti intendono contenere l’espansione russa nel Corno d’Africa. Se è vero che l’obiettivo strategico del nuovo presidente resta una Grande Componenda con Mosca e Pechino, la prospettiva di una base navale russa a Port Sudan, sul Mar Rosso, preoccupa sia la Casa Bianca sia gli apparati di sicurezza.

Per rilanciare i colloqui, l’amministrazione Trump ha rivisto la composizione del Quad: fuori il Regno Unito e dentro l’Egitto, insieme ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Una regionalizzazione apparentemente sensata, vista la limitata influenza di Londra sulla crisi sudanese in questa fase. Tuttavia, è proprio questo nuovo assetto a rappresentare il principale punto debole del Quad.

Secondo alcune indiscrezioni sarebbe stato proprio il Cairo a bloccare un comunicato congiunto che escludeva un futuro ruolo politico sia per le Rsf che per le Saf nella fase di transizione. Le tensioni incrociate sono ormai evidenti: al-Burhan accusa Abu Dhabi di armare le Rsf e si rifiuta di negoziare con gli Emirati. A sua volta, Hemedti denuncia il sostegno militare egiziano alle Saf, adottando la stessa linea di rifiuto.

A complicare ulteriormente il quadro è intervenuta la decisione del comandante delle Rsf di lanciare formalmente il governo parallelo della Sudan founding alliance (Tasis), una settimana prima del vertice del Quad. Una mossa che ha irrigidito ulteriormente la posizione di al-Burhan, il quale considera il riconoscimento esclusivo di Khartoum come unico governo legittimo una condizione non negoziabile.

Il risultato è il più classico dei giochi di veti incrociati. Le rappresentanze dei membri del Quad stanno ora lavorando per convocare una nuova riunione a settembre, in concomitanza con l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Il Quad rimane in piedi, ma la soluzione del rompicapo sudanese appare ancora lontana.

(Domenico Galliani: Limes)


Per approfondire: La guerra in Sudan è lo specchio del mondo multipolare


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