Il tornado Francesco è passato e, come accade dopo le vere tempeste, la Chiesa universale si ritrova allo sbando, gli arredi cambiati di posto e molti protagonisti si chiedono come ricostruire la baracca e al “tornare come prima”, al prevedibile, al “si è sempre fatto così”. Nessuno esce indenne dalla tempesta profetica di papa Bergoglio, che ha sconvolto tutto in un’istituzione ancorata all’immobilità.
Perché questo è stato Bergoglio: un profeta. E un grande profeta, uno che profumava di puro Vangelo e, con la sua sola presenza, sconvolgeva e agitava l’atmosfera curiale ed episcopale, suscitando o sequele incondizionate o profonde diffidenze e insospettati timori.
I vescovi, soprattutto quelli rifugiati nel comfort dello status quo, camminavano con i piedi di piombo di fronte a un papa che non aveva paura di chiamare le cose con il loro nome o di condannare gli abusi di potere (incluso il clericalismo) alla stessa tavola dei principi della Chiesa.
Ora, con Leone XIV l’aria si è calmata – o almeno così sembra – e la vecchia gerarchia, soprattutto quella più conservatrice, sta timidamente rialzando la testa. “La paura è passata”, dicono nei corridoi e nelle mense episcopali. “Il peggio è passato”.
L'articolo di José Manuel Vidal è a questo link:
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