Poco più di dieci anni fa Moisés Naím sosteneva che il potere era in declino, perché non garantiva più i privilegi di un tempo, era diventato più facile da conquistare ma più difficile da esercitare e più semplice da perdere. Tuttavia, riteneva che in diversi ambiti della vita umana – non solo nel campo politico – si assisteva al consolidarsi di molti micropoteri, che non si presentavano con le vesti soverchianti del potere nudo e crudo, ma che comunque riuscivano a ostacolare le decisioni dei grandi protagonisti della vita dei Paesi e delle istituzioni (La fine del potere, Mondadori, 2013).
Gli ultimi fatti internazionali – che hanno addirittura visto l’utilizzo della forza militare – sembrerebbero indebolire questa tesi. Infatti, chi decide se fare una guerra sono gli Stati, i leader politici, i vertici e non certamente i piccoli attori, i cui veti talvolta non sono più determinanti come un tempo. In realtà, una lettura del genere apparirebbe piuttosto frettolosa...
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